Implacabile giro di vite in Egitto, dove le autorità hanno ordinato l’arresto di diversi attivisti per la difesa dei diritti umani, tra loro anche il consulente della famiglia di Giulio Regeni, il giovane ricercatore ucciso in Egitto.
Ahmed Abdallah |
Ahmed Abdallah è stato prelevato e arrestato nella notte tra il 24 e il 25 aprile mentre si trovava nella sua abitazione. A mettergli le manette: gli agenti delle Forze speciali, con l’accusa di istigazione alla violenza per rovesciare il governo, adesione a un gruppo “terroristico” e promozione del “terrorismo”, imputazioni per le quali rischia la pena di morte.
Abdallah è in realtà il presidente del consiglio di amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà, organizzazione non governativa che normalmente documenta le sparizioni forzate nel Paese e che in questo momento è consulente dei legali della famiglia Regeni.
A dare notizia dell’ondata di repressione è stata Amnesty International che ha denunciato l’arresto, il 25 aprile, in varie città egiziane di circa 240 persone, tra cui attivisti e giornalisti locali.
Una data importante per il Paese, il 25 aprile, che ricorda i 34 anni dal ritiro di Israele dalla penisola del Sinai, ma legata anche alla manifestazione organizzata contro la svendita all’Arabia Saudita di due isole del Mar Rosso. Di qui gli arresti.
E mentre una commissione parlamentare egiziana sta pianificando una visita a Roma per difendere l’immagine dell’Egitto, a parlare di ‘vergogna’ è il Times di Londra che in un editoriale sul caso Regeni chiede piena trasparenza, per “allontanare il sospetto che ci sia stata una copertura da parte dello Stato”. e sempre Londra ribadisce di essere inorridita dall’omicidio Regeni, in un documento il Foreign Office condanna l’assassinio e chiede alle autorità egiziane di collaborare con gli inquirenti italiani.
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