Marzia Sapienza è di Sapri, Alia Tlessi ha la madre toscana e il papà libico e una figlia, Nour. Queste tre donne insegnano italiano a Tripoli. Lavoravano all'Istituto di Cultura che ha chiuso il 15 febbraio insieme all'ambasciata e al consolato. Ma loro non si sono arrese e hanno aperto una piccola scuola privata, occupando i locali di un asilo, chiuso di pomeriggio.
Studenti tripolini con le insegnanti italiane davanti alla scuola |
La loro storia che si intreccia con quella di tanti libici che amano l'Italia. Dalla scuola di italiano "più pazza del mondo" le tre professoresse lanciano un appello ai connazionali:
"C'è una sola richiesta che tutti facciamo all'Italia: non pensate alle armi, ai soldati ai cacciabombardieri. Riaprite l'Istituto di Cultura, riaprite il consolato e le scuole di italiano, tornate ad aiutare i giovani, le donne, la società di civile. Fate programmi civili per aiutare i libici a fare la pace, fate programmi per riabilitare i nostri ospedali, le scuole, i servizi. Fate questo e sconfiggeremo i terroristi meglio di quanto pensate".Nei periodi di calma la scuola ospita fino a 70 studenti, tutti attratti dall'amore per l'Italia e l'italiano. Alia, di origini toscane, a Natale ha insegnato agli studenti a giocare a tombola, a preparare il torrone e la pizza. Sua figlia, Nour, è un medico, la mattina lavora in ospedale e il pomeriggio insegna italiano.
Sicuramente non è la soluzione all'intricata situazione che si vive in Libia, ma è una iniziativa che può aiutare ad orientare le scelte che si stanno mettendo in atto mentre 'Italia e altri paesi cercano di capire come aiutare questo paese.
ES
Fonte: La Repubblica
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