L’attivista per i diritti civili Xulhaz Mannan e l’attore di teatro Tanay Majumder sono stati uccisi a coltellate lunedì 25 aprile a Dacca, la capitale del Bangladesh, da sei uomini che hanno fatto irruzione nell’appartamento in cui si trovavano.
L'attivista per i diritti civili Xulhaz Mannan |
Mannan, 35 anni, lavorava per US Aid ed era il fondatore di Roobpaan, l’unica rivista bengalese che si occupa dei problemi della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Fuggendo dalla scena del delitto, gli assassini avrebbero gridato “Allahu Akbar" ("Dio è grande”).
L’azione è stata rivendicata da Ansar al-Islam, un gruppo terroristico che si presenta come il braccio di al-Qaida in Bangladesh. I criminali hanno specificato che le vittime sono state colpite per via del loro attivismo a favore dei diritti civili.
In una escalation di farneticanti banalità cospirazioniste, gli estremisti hanno scritto che Mannan e Majumder stavano "lavorando giorno e notte per promuovere l’omosessualità… con l’aiuto dei loro padroni, i crociati degli Stati Uniti, e i loro alleati indiani". Secondo i terroristi il duplice omicidio sarebbe un "attacco benedetto da Dio".
Mannan era un attivista impegnato a dare voce alla frustrazione delle persone LGBT in Bangladesh, dove le relazioni non eterosessuali sono considerate un crimine. In base alla mai abrogata legge anti-sodomia del 1860 - un retaggio dell’epoca coloniale britannica - i rapporti omosessuali sono definiti “contro natura” e possono essere puniti, al pari della zooerastia (il sesso con animali), con una pena fino a 10 anni di reclusione.
In un articolo del maggio 2014, Mannan descriveva la difficile quotidianità dei gay e delle lesbiche nel paese asiatico:
Nel paese del Bengala la situazione delle comunità non islamiche, circa il 10 per cento della popolazione, sta peggiorando, scrive Paolo Affatato su La Stampa, e basta poco per entrare nel mirino del terrorismo di matrice islamica:
Basta dire o scrivere che si vuole "uno stato laico" oppure che "non si crede in Allah". O basta professare una fede che non sia quella islamica. Basta questo per diventare potenziale vittime degli omicidi mirati promossi, in una scia che si allunga tragicamente, da gruppi estremisti e terroristi bengalesi, che sembrano aver iniziato una spietata campagna di "purificazione" di ogni elemento che, secondo la loro ideologia, non è conforme alla loro ristretta visione della presunta ortodossia islamica.
In Bangladesh, quarto paese musulmano al mondo per popolazione dopo Indonesia, Pakistan e India, l’Islam si impose in seguito alla conquista turca del 1202. Nel paese del delta del Gange, che fu prima indù e poi buddista, oggi i musulmani sono 148 milioni su 166 milioni di abitanti (circa il 90 per cento). Gli indù sono circa 15 milioni e i cristiani 1,6 milioni (300mila cattolici).
L’azione è stata rivendicata da Ansar al-Islam, un gruppo terroristico che si presenta come il braccio di al-Qaida in Bangladesh. I criminali hanno specificato che le vittime sono state colpite per via del loro attivismo a favore dei diritti civili.
In una escalation di farneticanti banalità cospirazioniste, gli estremisti hanno scritto che Mannan e Majumder stavano "lavorando giorno e notte per promuovere l’omosessualità… con l’aiuto dei loro padroni, i crociati degli Stati Uniti, e i loro alleati indiani". Secondo i terroristi il duplice omicidio sarebbe un "attacco benedetto da Dio".
Mannan era un attivista impegnato a dare voce alla frustrazione delle persone LGBT in Bangladesh, dove le relazioni non eterosessuali sono considerate un crimine. In base alla mai abrogata legge anti-sodomia del 1860 - un retaggio dell’epoca coloniale britannica - i rapporti omosessuali sono definiti “contro natura” e possono essere puniti, al pari della zooerastia (il sesso con animali), con una pena fino a 10 anni di reclusione.
In un articolo del maggio 2014, Mannan descriveva la difficile quotidianità dei gay e delle lesbiche nel paese asiatico:
Un paese dove le religioni predominanti dicono che sei un peccatore, la legge dice che sei un criminale, le norme sociali dicono che sei un pervertito, e la cultura ti considera come qualcosa di importato dall’estero.
L’odio degli estremisti religiosi nei confronti di Mannan si era infiammato nel 2014 con il lancio della rivistaRoobpaan, che per la prima nel paese ha dato voce all’invisibile comunità LGBT. Tre settimane prima di trovare la morte, l’attivista aveva ulteriormente irritato gli omofobi con il suo tentativo di organizzare un morigerato Gay Pride nella capitale.L’uomo aveva continuato a lavorare all’evento, che i tradizionalisti vedono come un’intollerabile eresia, nonostante le copiose minacce di morte ricevute. Il raduno arcobaleno è stato poi impedito dalla polizia, che ha arrestato Mannan insieme ad altri tre attivisti.
In Bangladesh nel corso degli ultimi anni si sono intensificati gli attacchi mortali contro persone non in linea con le interpretazioni più integraliste dell’Islam: nel solo mese di aprile si contano quattro vittime. Due giorni prima di Mannan e Majumder aveva perso la vita, sempre ad opera di estremisti islamici, il cinquantottenne Rezal Karim Siddique, un professore universitario accusato di "ateismo", mentre all’inizio di aprile uno studente ateo, Nazimuddin Samad, era stato ammazzato per strada a colpi di machete per dare “una lezione ai blasfemi”.
In un comunicato del 2015, Ansar al-Islam aveva minacciato di morte "tutti coloro che insultano il Profeta [Maometto], la religione [islamica] o Dio in qualunque modo con scritti, parole o atti. Chiediamo a Dio di distruggere i suoi nemici — si legge nel comunicato — e di aiutare i mujahideen a distruggere crociati, infedeli e apostati".
Nel paese del Bengala la situazione delle comunità non islamiche, circa il 10 per cento della popolazione, sta peggiorando, scrive Paolo Affatato su La Stampa, e basta poco per entrare nel mirino del terrorismo di matrice islamica:
Basta dire o scrivere che si vuole "uno stato laico" oppure che "non si crede in Allah". O basta professare una fede che non sia quella islamica. Basta questo per diventare potenziale vittime degli omicidi mirati promossi, in una scia che si allunga tragicamente, da gruppi estremisti e terroristi bengalesi, che sembrano aver iniziato una spietata campagna di "purificazione" di ogni elemento che, secondo la loro ideologia, non è conforme alla loro ristretta visione della presunta ortodossia islamica.
In Bangladesh, quarto paese musulmano al mondo per popolazione dopo Indonesia, Pakistan e India, l’Islam si impose in seguito alla conquista turca del 1202. Nel paese del delta del Gange, che fu prima indù e poi buddista, oggi i musulmani sono 148 milioni su 166 milioni di abitanti (circa il 90 per cento). Gli indù sono circa 15 milioni e i cristiani 1,6 milioni (300mila cattolici).
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