Roma - “La visione di una Eurafrica come la vedeva Senghor oggi e’ più vera. E’ possibile: noi italiani siamo i capofila del risveglio dell’Europa”: questo il commento del viceministro degli Esteri Mario Giro al termine dei lavori della prima conferenza Italia-Africa che ha messo assieme alla Farnesina i vertici del governo italiano e i rappresentanti di una cinquantina di governi africani.
Il primo presidente senegalese Léopold Sédar Senghor |
Il messaggio e’ un richiamo alle coscienze dell’Europa sulla base della visione del poeta e primo presidente senegalese Léopold Sédar Senghor che immaginava un’Africa, anche quella sub-sahariana, culturalmente allo stesso livello dell’Europa.
Complementarieta’ e interdipendenza: “Senghor, fondatore del Senegal indipendente, parlava di “Eurafrica” per dire l’interdipendenza tra i due mondi. Esistono comuni interessi euroafricani nella diversità tra i mondi: gli uni hanno bisogno della cooperazione con gli altri (su di un piano di parità). Non è solo la storia che lega Europa e Africa, ma le unisce un comune orizzonte geopolitico che ne determina il futuro”, ha di recente commentato sul magazine del Corriere della Sera Andrea Riccardi, il fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio con cui il vice-ministro Giro ha lavorato a lungo, occupandosi di poveri, Africa, cooperazione e pace.
E di Senghor nella tappa senegalese di uno dei suoi recenti viaggi in Africa, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva parlato a proposito di un nuovo umanesimo davanti a una platea di studenti all’Università di Dakar.
In Italia Senghor ha avuto fortuna da quando nel 1954 alcune sue poesie furono tradotte e inserite da Carlo Bo nell’ Antologia di poeti negri. Il volume si apriva con un testo inedito dello stesso Senghor (Cara Italia) in cui il poeta ribadiva “le numerose ragioni che inducono un uomo di cuore e di cultura ad amare l’Italia, erede della civiltà romana”. Fra queste, l’impegno con cui i poeti italiani hanno partecipato “col loro canto e spesso con la loro azione” alle lotte per l’indipendenza nazionale, impegno che ha caratterizzato il comportamento dei poeti della Negritudine nel periodo della loro lotta contro la colonizzazione, per l’indipendenza dei paesi africani”.
Complementarieta’ e interdipendenza: “Senghor, fondatore del Senegal indipendente, parlava di “Eurafrica” per dire l’interdipendenza tra i due mondi. Esistono comuni interessi euroafricani nella diversità tra i mondi: gli uni hanno bisogno della cooperazione con gli altri (su di un piano di parità). Non è solo la storia che lega Europa e Africa, ma le unisce un comune orizzonte geopolitico che ne determina il futuro”, ha di recente commentato sul magazine del Corriere della Sera Andrea Riccardi, il fondatore della Comunita’ di Sant’Egidio con cui il vice-ministro Giro ha lavorato a lungo, occupandosi di poveri, Africa, cooperazione e pace.
E di Senghor nella tappa senegalese di uno dei suoi recenti viaggi in Africa, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva parlato a proposito di un nuovo umanesimo davanti a una platea di studenti all’Università di Dakar.
In Italia Senghor ha avuto fortuna da quando nel 1954 alcune sue poesie furono tradotte e inserite da Carlo Bo nell’ Antologia di poeti negri. Il volume si apriva con un testo inedito dello stesso Senghor (Cara Italia) in cui il poeta ribadiva “le numerose ragioni che inducono un uomo di cuore e di cultura ad amare l’Italia, erede della civiltà romana”. Fra queste, l’impegno con cui i poeti italiani hanno partecipato “col loro canto e spesso con la loro azione” alle lotte per l’indipendenza nazionale, impegno che ha caratterizzato il comportamento dei poeti della Negritudine nel periodo della loro lotta contro la colonizzazione, per l’indipendenza dei paesi africani”.
@alebal
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