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martedì 31 maggio 2016

Filippine - Il nuovo presidente Duterte sostiene gli squadroni della morte

Internazionale
Il 14 maggio, cinque giorni dopo che Rodrigo Duterte, ex sindaco di Davao, ha vinto le elezioni nelle Filippine, due sicari a volto coperto hanno girato in moto le periferie della città alla ricerca della loro vittima.

Il neo presidente delle Filippine 
Rodrigo Duterte
Gil Gabrillo, commerciante e tossicodipendente di 47 anni, stava tornando da un combattimento di galli quando i due aggressori l’hanno raggiunto. Uno di loro ha sparato quattro pallottole alla testa e al corpo di Gabrillo, uccidendolo sul colpo. Poi la moto si è allontanata.

L’omicidio non ha trovato molto spazio sulla stampa di Davao. In città, per quasi vent’anni, Rodrigo Duterte ha dato il suo appoggio pubblico alle centinaia di esecuzioni sommarie di consumatori di droga e criminali, una posizione che ha contribuito a fargli raggiungere la carica più alta del paese.

I gruppi per la difesa dei diritti umani hanno documentato almeno 1.400 omicidi a Davao, che sarebbero stati commessi dal 1998 a oggi da gruppi paramilitari. La maggior parte delle vittime sono tossicodipendenti, piccoli criminali e bambini di strada.

In un’inchiesta del 2009, Human rights watch (Hrw) ha documentato che la polizia si è regolarmente rifiutata di fare indagini approfondite su questi omicidi. Nel rapporto è scritto che i poliziotti in attività o in pensione hanno “consegnato” le vittime ai sicari degli squadroni della morte, fornendo loro nomi e foto dei bersagli. La polizia di Davao nega quest’accusa.

Un’altra inchiesta su questi omicidi, portata avanti dal National bureau of investigation (Nbi), l’equivalente filippino dell’Fbi, non ha portato ad alcuna incriminazione. Un ufficiale d’alto grado dell’Nbi ha dichiarato alla Reuters che l’indagine verrà probabilmente archiviata, ora che Duterte diventerà presidente.

Una simile impunità, insieme agli inviti di Duterte delle scorse settimane per una maggiore giustizia sommaria, potrebbero dare forza agli squadroni della morte in tutto il paese, denunciano le associazioni religiose e quelle per la difesa dei diritti umani. Si è già verificata un’ondata di omicidi irrisolti nelle città vicine, con altri sindaci che hanno imitato Duterte nel dare il loro sostegno pubblico alle uccisioni.

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