Un appello urgente e una campagna per fermare le nuove esecuzioni capitali pianificate dal governo indonesiano e annunciate come imminenti: è quanto stanno preparando, come riferisce l'agenzia Fides, organizzazioni cattoliche e gruppi della società civile indonesiana.
Le croci preparate per i detenuti che verranno eseguiti |
Secondo le informazioni diffuse dalla polizia indonesiana, sono 15 i detenuti nel braccio della morte del carcere sull'isola di Nusakambangan, di fronte alla città di Cilacap (Giava Centrale), pronti a essere giustiziati. Si tratta di persone di diverse nazionalità: quattro cinesi, due dello Zimbabwe, due nigeriani, un senegalese, un pakistano e cinque indonesiani, tutti condannati a morte per reati di detenzione e spaccio di droga.
La Chiesa si mobilita contro le esecuzioni capitali
La Chiesa indonesiana, che più volte ha disapprovato pubblicamente il ricorso alla pena capitale, si è attivata: si terrà giovedì 26 maggio a Giacarta un summit di emergenza cui partecipano la Commissione "Giustizia e pace" della Conferenza episcopale indonesiana, la Comunità di Sant'Egidio-Indonesia e alcune tra le maggiori associazioni indonesiane impegnate in difesa dei diritti umani come Kontras, Imparsial, Elsam, Lbh Masyarakat.
La pena capitale è contraria alla dignità e al diritto alla vita di ogni persona
Mons. Ignazio Suharyo, arcivescovo di Jakarta e presidente dell'episcopato indonesiano, ha partecipato al seminario da titolo "La pena di morte in una nazione democratica", organizzato il 18 maggio dall'università cattolica Atma Jaya a Giacarta. In vista delle nuove esecuzioni, l'arcivescovo ha ribadito a posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte in nome della dignità e del diritto alla vita di ogni persona. "Le leggi non sono perfette e i giudici possono commettere errori. Quando si pensa che le leggi sono perfette, è l'inizio di ingiustizia", ha detto mons. Suharyo.
Campagna di coscientizzazione della cittadinanza per fermare le esecuzioni
Come riferisce una nota inviata a Fides, il leader della Comunità di Sant'Egidio-Indonesia, Teguh Budiono, che coordinerà l'incontro del 26 maggio, ha ringraziato l'arcivescovo, confermando in cui la Chiesa e la società civile chiederanno una campagna di coscientizzazione della cittadinanza, per fermare le esecuzioni.
La Chiesa si mobilita contro le esecuzioni capitali
La Chiesa indonesiana, che più volte ha disapprovato pubblicamente il ricorso alla pena capitale, si è attivata: si terrà giovedì 26 maggio a Giacarta un summit di emergenza cui partecipano la Commissione "Giustizia e pace" della Conferenza episcopale indonesiana, la Comunità di Sant'Egidio-Indonesia e alcune tra le maggiori associazioni indonesiane impegnate in difesa dei diritti umani come Kontras, Imparsial, Elsam, Lbh Masyarakat.
La pena capitale è contraria alla dignità e al diritto alla vita di ogni persona
Mons. Ignazio Suharyo, arcivescovo di Jakarta e presidente dell'episcopato indonesiano, ha partecipato al seminario da titolo "La pena di morte in una nazione democratica", organizzato il 18 maggio dall'università cattolica Atma Jaya a Giacarta. In vista delle nuove esecuzioni, l'arcivescovo ha ribadito a posizione della Chiesa, contraria alla pena di morte in nome della dignità e del diritto alla vita di ogni persona. "Le leggi non sono perfette e i giudici possono commettere errori. Quando si pensa che le leggi sono perfette, è l'inizio di ingiustizia", ha detto mons. Suharyo.
Campagna di coscientizzazione della cittadinanza per fermare le esecuzioni
Come riferisce una nota inviata a Fides, il leader della Comunità di Sant'Egidio-Indonesia, Teguh Budiono, che coordinerà l'incontro del 26 maggio, ha ringraziato l'arcivescovo, confermando in cui la Chiesa e la società civile chiederanno una campagna di coscientizzazione della cittadinanza, per fermare le esecuzioni.
Giacarta è tra le 15 città indonesiane dove negli anni scorsi si è tenuta la manifestazione "Città per la vita, città contro la pena di morte", organizzata da Sant'Egidio in oltre duemila comuni nei cinque continenti. Nel 2015 il governo indonesiano, nonostante le pressioni internazionali contrarie, ha giustiziato 14 detenuti condannati a morte per reati droga. (P.A.)
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