Gaza. Sono avvenute ieri all'alba del primo giugno. Il movimento islamico sostiene di voler combattere l'aumento della criminalità. La condanna dei centri per i diritti umani. Gli appelli dei centri per i diritti umani non sono serviti a nulla.
Il primo giugno all'alba a Gaza sono stati eseguiti tre dei 13 palestinesi condannati per omicidio e reati comuni di cui era stata annunciata l'esecuzione in tempi stretti dal premier di Hamas Ismail Haniyeh.
Le esecuzioni sono avvenute nei pressi della sede centrale della polizia - non in pubblico come era stato annunciato inizialmente - alla presenza delle famiglie delle vittime che si sono rifiutate di perdonare e, quindi, di salvare la vita ai tre condannati: Mohammed Othman, Yousef Abu Shamla e Ahmad Sharab.
Due sono stati impiccati, il terzo è stato fucilato. Il governo di Hamas afferma di voler dare una risposta all'aumento della criminalità.
Il procuratore generale di Gaza ha precisato che i tre avevano compiuto crimini "terrificanti" e che la pena capitale costituirà un deterrente. Hamas ha scelto di ignorare il ruolo della presidenza dell'Anp che, secondo la legge palestinese alla quale il movimento islamico sostiene di far riferimento, deve ratificare le condanne a morte. Chi a Gaza si oppone alla pena di morte afferma che Hamas non deve giustiziare i condannati ma affrontare le cause sociali ed economiche, frutto del blocco israelo-egiziano, che hanno portato alla crescita del criminalità nella Striscia.
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