Uno sciopero contro i lavori forzati nelle carceri americane. È quello che si appresteranno a fare i detenuti ristretti nei penitenziari americani il 9 settembre prossimo. Ad aprile lo sciopero era già stato attuato dai ristretti del Texas e lo rivendicarono tramite un volantino di cinque pagine redatto dagli stessi detenuti nonostante il rigido controllo del sistema penitenziario statunitense.
"A partire dal 4 aprile 2016 - così iniziava il volantino - tutti i detenuti in tutto il Texas si asterranno dal lavoro al fine di ottenere attenzione da parte dei politici e della comunità del Texas". Le richieste erano ben articolate, partono dalla riforma del sistema della libertà condizionale, a quelle per rendere più umane le condizioni di detenzione, per ridurre e abolire la pratica dell'isolamento, fino a chiedere un credito di "buona condotta" per la riduzione della pena, per migliorare il sistema sanitario e per metter fine al contributo medico di 100 dollari, oltre a chiedere un drastico ridimensionamento della popolazione carceraria dello stato.
La maggior parte dei prigionieri abili, presso le strutture federali, sono obbligati a lavorare gratuitamente e almeno 37 Stati permettono alle imprese private di far lavorare i prigionieri, anche se tali contratti rappresentano solo una piccola percentuale di lavoro carcerario.
Judith Greene, un'analista di politica penale, ha detto al giornale on line Intercept: "Ironia della sorte, questi sono gli unici programmi di lavoro delle carceri dove i prigionieri prendono più di pochi centesimi all'ora". Nelle strutture visitate dalla Greene, i prigionieri lavorano tutto il giorno sotto il sole solo per tornare nelle celle e senza aria condizionata. "Le condizioni sono atroci, ed è giunto il momento che l'amministrazione penitenziaria del Texas ne prenda atto".
Una situazione che è anche legata alla gestione privata delle carceri: più detenuti ci sono e più aumenta il giro d'affari. Un business che nei prossimi anni potrebbe moltiplicarsi ulteriormente.
Dipenderà tutto da chi vincerà a novembre, visto che Hillary Clinton e Donald Trump hanno visioni diametralmente opposte. La Clinton è decisa a invertire la rotta delle incarcerazioni di massa riformando il sistema delle prigioni; mentre Trump vuole la deportazione di tutti i clandestini ed è pronto a finanziare (anche con soldi federali) i privati.
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di Damiano Aliprandi
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