«Invito i politici italiani ed europei che vogliono alzare i muri a venire qui a comprendere parlando con i lampedusani, il prefetto, le forze di polizia, i medici, i militari, i soccorritori, i volontari. Li sfido a guardare negli occhi donne, uomini e bambini tremanti che hanno subito violenze indicibili e visto i propri cari morire: li sfido a chiamarli invasori…».
«O siamo capaci di essere europei sin dal primo attimo in cui una persona in difficoltà bussa alla nostra porta, o siamo destinati ad un rapido declino, geopolitico e morale…», ammonisce Grasso. Prima del colloquio con Avvenire, ha visitato l’hotspot dell’isola e ha voluto accogliere di persona 125 migranti, ancora frastornati e indeboliti dalla traversata:
«Più corridoi umanitari, meno barconi e meno traffici di esseri umani», più «ricollocazione dei profughi» negli Stati Ue, meno muri di egoismo, è il suo accorato appello all’Europa e alla comunità internazionale.Presidente, la generosità degli abitanti di Lampedusa stride con la realtà di un’Europa lenta, in cui diversi Stati alzano barriere di fronte alla migliaia di esseri umani in difficoltà…
A Lampedusa, mi sono sentito orgoglioso di quest’Italia che soccorre e accoglie chi ha bisogno, un esempio di forza delle istituzioni e di umanità delle persone. Visitando la Porta dell’Europa e poi assistendo allo sbarco di 125 migranti ho capito che l’Europa o inizia a Lampedusa, o finisce. Qui ci sono persone che colpiscono per la loro capacità di aiutare il prossimo. Penso fra gli altri al sindaco Giusi Nicolini, che con intelligenza, passione ed energia si dedica ai suoi cittadini, ai migranti e ai turisti. E al medico Pietro Bartolo, che dal 1991 ha visitato e curato personalmente oltre trecentomila migranti. La sua umiltà, la sua competenza e la sua umanità mi hanno commosso.
L’anno scorso è approdato un milione di migranti in Europa. Un numero cospicuo, ma certo non capace di mettere in difficoltà una Ue in cui vivono quasi 500 milioni di persone. Perché allora tanti intoppi nel far funzionare la ricollocazione europea dei profughi in arrivo in Italia e Grecia?
Il primo ostacolo è il ritardo con cui l’Europa ha capito che questo è un fenomeno di lunga durata, non un’emergenza temporanea: per anni, ha guardato alle crisi alle nostre frontiere meridionali come a problemi passeggeri e periferici, mentre serve una strategia lungimirante per il Mediterraneo. Il secondo intoppo è dovuto alle modalità di funzionamento della ricollocazione. Molti Paesi si dicono disposti ad accogliere una certa quota di profughi, ma in concreto pongono mille condizioni e ostacoli e rigettano molte proposte: così è impossibile per i migranti sapere la propria destinazione in anticipo e soddisfare il comprensibile desiderio di riunirsi ai propri familiari già in Europa. Servono, insomma, nuove norme e insieme più solidarietà.
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