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venerdì 15 luglio 2016

Honduras. Uccisa Lesbia Urquia, ambientalista del Copinh

Il Manifesto
L'attivista era amica di Berta Caceres, ammazzata 4 mesi fa
Lesbia Yaneth Urquia aveva 49 anni. Lascia due figlie e un figlio e un’ondata di rabbia e rimpianto. Era un’ambientalista del Copinh, il Consejo Civico de Organisaciones Populares e Indigenas de Honduras, la stessa organizzazione a cui apparteneva Berta Caceres, uccisa 4 mesi fa. 

Lesbia Yaneth
Lesbia Yaneth, una riconosciuta leader comunitaria è stata ammazzata nella città di Marcala, ai confini con il Salvador, nel dipartimento di La Paz. I sicari le hanno spaccato la testa a colpi di machete. Il corpo dell’ambientalista, che era uscita da casa per fare un giro in bicicletta, è stato ritrovato in una discarica.

Come di consueto, il governo cerca di accreditare la tesi della lite in famiglia o di un’ aggressione a scopo di rapina (la bici da corsa) o di estorsione. Il Copinh, invece, accusa i militari e le imprese multinazionali, contro cui Lesbia, come Berta, era entrata in conflitto.

“La morte di Lesbia Yaneth costituisce un femminicidio politico che cerca di far tacere le voci delle donne che con coraggio e valore difendono i propri diritti contro il sistema patriarcale, razzista e capitalista”, dice il comunicato del Copinh. Dal 3 marzo, quando venne ammazzata Berta Caceres, il Copinh chiede giustizia per l’attivista, che pochi mesi prima aveva ricevuto il Premio Goldman, il massimo riconoscimento mondiale per i difensori dell’ambiente. Urquia organizzava la resistenza indigena e contadina contro la costruzione di un’impresa idroelettrica nel dipartimento di La Paz.
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L’uccisione di Lesbia viene quindi interpretata dagli attivisti come un avvertimento dei poteri forti in vista della consultazione di domani. “Riteniamo responsabili diretti di questo assassinio – scrive il Copinh – il governo di Juan Hernandez, le forze militari e poliziesche e tutte quelle istituzioni di governo che devono proteggere le difensore e i difensori dei diritti umani e dei beni comuni, e parimenti la signora Gladys Lopez e suo marito Arnold Castro per essere causa permanente di minaccia e conflitti dovuti alla costruzione di progetti idroelettrici nel dipartimento di La Paz”.

Come per l’omicidio di Berta Caceres, il Copinh ha organizzato una squadra multidisciplinare per indagare in modo autonomo su questo nuovo assassinio: che porta a 115 gli ambientalisti ammazzati in Honduras negli ultimi decenni. Per sindacalisti, ambientalisti e giornalisti la situazione è sempre più drammatica dopo il colpo di stato militare messo a segno contro l’allora presidente Manuel Zelaya, e istruito dagli Usa il 29 giugno del 2009.

Il liberale Zelaya stava per firmare un decreto per la restituzione delle terre ai contadini, e avrebbe voluto organizzare un referendum per l’adesione all’Alba, l’Alleanza bolivariana per i popoli delle nostre Americhe, ideata da Cuba e Venezuela. In prospettiva, la decisione avrebbe svincolato l’Honduras dalla tutela dei grandi gruppi multinazionali e dalla presenza militare Usa, che ha nel paese la base di Palmerola – una delle più importanti in America latina, ulteriormente rafforzata nel 2015.

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