Beirut - Circa 60.000 persone bloccate in condizioni terribili presso il confine nord-orientale della Giordania con la Siria hanno bisogno di aiuti umanitari urgenti e di protezione internazionale. Questo l'appello che l'organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) ha lanciato oggi in una conferenza stampa ad Amman.
A seguito di un attacco suicida contro una vicina postazione militare, avvenuto lo scorso 21 giugno, in cui sette soldati giordani sono stati uccisi e altri 14 feriti, le persone che vivono in campo informale nella zona conosciuta come "Berm", sono da quel giorno senza cibo o assistenza medica. Hanno ricevuto solamente acqua ma in quantità estremamente limitate.
"Queste persone - oltre il 50 per cento delle quali sono bambini - hanno un disperato bisogno di cibo, acqua e cure mediche. Non si può aspettare oltre" dichiara Benoit De Gryse, responsabile delle operazioni di MSF.
"L'assistenza da sola non basta. Alle persone in fuga dalla guerra dovrebbero essere offerti protezione internazionale e un luogo sicuro dove vivere. Né la Siria né il confine sono luoghi sicuri oggi", prosegue De Gryse. "Questa è una responsabilità collettiva e un massiccio fallimento della comunità internazionale. Non è solo una responsabilità della Giordania.
Ci sono molti paesi sia all'interno sia all'esterno della regione che dovrebbero farsi avanti per offrire un luogo sicuro ai rifugiati".
"Queste persone - oltre il 50 per cento delle quali sono bambini - hanno un disperato bisogno di cibo, acqua e cure mediche. Non si può aspettare oltre" dichiara Benoit De Gryse, responsabile delle operazioni di MSF.
"L'assistenza da sola non basta. Alle persone in fuga dalla guerra dovrebbero essere offerti protezione internazionale e un luogo sicuro dove vivere. Né la Siria né il confine sono luoghi sicuri oggi", prosegue De Gryse. "Questa è una responsabilità collettiva e un massiccio fallimento della comunità internazionale. Non è solo una responsabilità della Giordania.
Ci sono molti paesi sia all'interno sia all'esterno della regione che dovrebbero farsi avanti per offrire un luogo sicuro ai rifugiati".
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