Lo studioso americano alla Columbia University, l"'anti-Huntington": "Inevitabile cercare il dialogo, le due religioni devono fare uno sforzo comune per eliminare un terzo culto: quello del terrore"
Richard Bulliet |
"Il futuro, così come il passato, è insieme". Soltanto un trattino separa l'Islam e la cristianità, fin dal titolo: La civiltà islamico- cristiana (Laterza) è l'opera di Richard Bulliet, che alla Columbia University ha diretto l'Istituto per il Medio Oriente e che lì insegna Storia dell'Islam. Lui è l'anti-Huntington: allo scontro di civiltà, "pura follia", oppone la teoria del dialogo. "Possibile, anzi inevitabile".
Perché rifiuta l'idea dello scontro di civiltà e della guerra fra religioni?
"Il "terrorismo islamico globale", come lo chiama Trump, non è in realtà che una frangia di una frangia. L'Is sta affondando e i jihadisti usano un'accozzaglia di cattive interpretazioni per legittimare con la religione tutt'altro. L'orrore di oggi non coincide con l'Islam, così come l'Occidente non è l'islamofobia".
Anzi, per lei Islam e cristianità hanno avuto nel corso della storia un "rapporto gemellare". E nel futuro?
"La Storia è la base: radici comuni, 14 secoli di intrecci, contiguità geografica e una sorellanza che - anche nei momenti di conflitto - li appaia. L'idea di una civiltà comune, che ora suona impopolare, potrebbe emergere anche dalle ceneri delle disgrazie di oggi, così come l'idea di una civiltà giudaico-cristiana è stata universalmente accettata dopo l'Olocausto. La strada dell'unione è lunga, ma va percorsa".
Come praticare questa "unione di civiltà"?
"I musulmani devono condannare gli estremisti e parlare con i vicini, come dice Valls.
Da parte loro, i non musulmani devono distinguere il terrorismo dall'idea che l'Islam sia una fede che promuove il male: gli attacchi criminali vanno visti per quello che sono. Le due religioni devono fare uno sforzo congiunto nell'eliminare un terzo culto: quello del terrore".
Perché rifiuta l'idea dello scontro di civiltà e della guerra fra religioni?
"Il "terrorismo islamico globale", come lo chiama Trump, non è in realtà che una frangia di una frangia. L'Is sta affondando e i jihadisti usano un'accozzaglia di cattive interpretazioni per legittimare con la religione tutt'altro. L'orrore di oggi non coincide con l'Islam, così come l'Occidente non è l'islamofobia".
Anzi, per lei Islam e cristianità hanno avuto nel corso della storia un "rapporto gemellare". E nel futuro?
"La Storia è la base: radici comuni, 14 secoli di intrecci, contiguità geografica e una sorellanza che - anche nei momenti di conflitto - li appaia. L'idea di una civiltà comune, che ora suona impopolare, potrebbe emergere anche dalle ceneri delle disgrazie di oggi, così come l'idea di una civiltà giudaico-cristiana è stata universalmente accettata dopo l'Olocausto. La strada dell'unione è lunga, ma va percorsa".
Come praticare questa "unione di civiltà"?
"I musulmani devono condannare gli estremisti e parlare con i vicini, come dice Valls.
Da parte loro, i non musulmani devono distinguere il terrorismo dall'idea che l'Islam sia una fede che promuove il male: gli attacchi criminali vanno visti per quello che sono. Le due religioni devono fare uno sforzo congiunto nell'eliminare un terzo culto: quello del terrore".
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