La tortura torna a essere praticata nei centri di detenzione della Turchia e alcuni strumenti di tortura utilizzati all'epoca dei passati golpe sono tornati in uso dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio scorso, che ha portato alla proclamazione dello stato d'emergenza. La denuncia arriva dall'avvocatessa Gulseren Yoleri, attivista dell'Associazione turca per i diritti umani (Ihd), citata dal quotidiano Cumhuriyet.
La Yoleri ha spiegato di aver visitato alcuni centri di detenzione nelle province orientali di Sirnak e Mardin, insieme a una delegazione di 18 persone. "Ci è stato detto - ha denunciato - che ci sono azioni di tortura nei centri di detenzione. Le vecchie tecniche di tortura sono tornate in uso. È come se vecchi strumenti di tortura, come il "tratto di corda" (carrucola che solleva la vittima per i polsi legati dietro la schiena, ndr) e le scosse elettriche, fossero rimasti a lungo nascosti è ora fossero utilizzati di nuovo". Sotto lo stato d'emergenza sono stati eseguiti migliaia di arresti in tutto il paese, mentre la durata dell'arresto preventivo è stata prolungata fino a 30 giorni.
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