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venerdì 2 settembre 2016

Umiliazioni e abusi, l’estate dei diritti sospesi per i migranti bloccati a due passi dalla Svizzera

La Stampa
Violazioni diritti alla frontiera elvetica, con respingimenti di massa e controlli illegali in base al colore della pelle
Immigrati accampati a Como
Il record è stato raggiunto il 19 agosto. In una sola giornata, 45 minorenni soli in cerca delle loro famiglie in Germania e Svizzera sono stati respinti senza assistenza legale alla frontiera di Chiasso. Affidati alla Caritas di Como, sono fuggiti alla prima occasione per riprovare a passare verso nord. Per loro, come per tutti i migranti somali, eritrei e centrafricani bloccati da mesi a Como, a due passi dalla frontiera elvetica, quella che sta finendo sarà ricordata come l’estate dei diritti sospesi. Respingimenti di massa e controlli illegali in base al colore della pelle alla dogana. Perquisizioni umilianti e abusi, con uomini e donne che raccontano di essere stati denudati e tenuti per ore in strutture simili a “bunker sotterranei”. Diritto d’asilo e ricongiungimenti familiari negati. Tutte violazioni gravi delle norme europee e internazionali – dal trattato di Schengen alla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, dagli Accordi di Dublino alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.

Dopo mesi di voci e racconti sui duri metodi delle guardie di frontiera svizzere, ora la denuncia arriva da un report della onlus italiana Asgi, l’Associazione studi giuridici per l’immigrazione, e della svizzera Firdaus. Negli ultimi mesi quasi 7 mila persone sono state bloccate sul confine senza possibilità di richiedere protezione internazionale per mancanza di informazioni e di un mediatore linguistico in grado di spiegare le procedure. «Il diritto di chiedere asilo non è stato e non sarà garantito se ciascuna delle persone respinte non potrà esprimersi sulla propria volontà di chiedere protezione internazionale alla Svizzera», ha commentato la deputata ticinese Lisa Bosia Mirra.

Particolarmente gravi, per le associazioni, le violazioni dei diritti dei minori non accompagnati. Dal 14 luglio al 23 agosto, 454 minorenni soli che volevano raggiungere i parenti sono stati respinti. La portavoce di Amnesty International Denise Graf accusa: «La Svizzera non rispetta i diritti dei bambini e dei giovani che si presentano alle sue frontiere». Quasi tutti hanno meno di 16 anni, molti sono in viaggio da mesi senza tutele e facile preda dei trafficanti di esseri umani. Ragazzini come Ismail, 17 anni. Nato in Eritrea e sbarcato in Italia ad aprile, viaggia con i fratelli di 10 e 14 anni. Insieme hanno provato a entrare in Svizzera attraverso il valico di Chiasso per cinque volte, ma sono sempre stati identificati e respinti. Ora vogliono aderire al programma europeo di “relocation” per raggiungere il fratello maggiorenne in Svizzera. Ma non sarà facile.

Il 73 per cento dei minorenni presenti a Como sono eritrei: per gli accordi europei del settembre 2015 avrebbero diritto ad essere accolti e ricollocati, in base a quote stabilite, nei vari paesi Ue. Ma la “relocation”, prevista anche per siriani e iracheni, è di fatto negata a tutti. E i dati forniti dalla Guardia di frontiera ticinese dicono che in quattro mesi è aumentata di dieci volte la percentuale di stranieri irregolari rispediti in Italia. Il nostro Paese è così costretto a fare fronte da solo all’accoglienza. «Sei Stati si fanno carico dell’80 per cento delle richieste di asilo», spiega Elly Schlein, europarlamentare di Possibile, che chiede una maggiore divisione delle responsabilità e un ripensamento delle norme Ue sull’accoglienza. «A settembre 2015 furono promessi 160 mila ricollocamenti, ma ne sono stati attuati solo 3 mila. Era un impegno di tutti gli Stati membri e del Consiglio, una delle soluzioni per creare corridoi umanitari ed evitare situazioni come quelle viste a Como e Milano nelle ultime settimane».

Simone Gorla

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