Il premiere ungherese Orban prepara la campagna elettorale per il referendum del 2 ottobre contro il piano europeo di ricollocamenti
Una proposta che a molti ricorda anni che nessuno vorrebbe rivivere. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha proposto di "rastrellare e deportare" i migranti arrivati illegalmente in Europa.
L'idea choc è stata ventilata durante un'intervista con la testata online magiara origo.hu ma ha già fatto il giro del mondo per gli oscuri precedenti storici che evoca. Il capo del governo ungherese ha proposto di raggruppare gli immigrati "in una isola o sulla costa del Nord Africa, la cui sicurezza dovrebbe essere garantita dalla Ue e da dove presentare richiesta di asilo".
Orban è poi tornato a criticare il piano di ricollocamenti dell'Unione Europea, contro cui ha anche convocato un referendum nazionale il prossimo 2 ottobre: una data che ormai è segnata in rosso sui calendari della Commissione Europea, che teme un nuovo durissimo colpo dopo il voto del Brexit.
La redistribuzione dei migranti fra gli Stati membri è in effetti già un fallimento: dall'Italia e dalla Grecia sono stati ricollocati negli altri Paesi Ue meno del 5% dei profughi che avrebbero dovuto prendere parte al programma. La solidarietà fra i Ventotto è crollata proprio per effetto della crisi dei migranti e Budapest è fra le capitali più aggressive nel criticare la politica dell'accoglienza di Bruxelles e quella di Berlino.
Non solo. Nella primavera 2015 per volere di Orban la frontiera fra Serbia e Ungheria è stata fortificata con un lungo muro anti-migranti, rafforzato quest'anno da una seconda barriera. Nel luglio dello scorso anno avevano fatto scalpore le foto di alcuni immigrati chiusi nei vagoni dei treni ungheresi che viaggiavano "con le porte chiuse": un'immagine sinistra che a molti ha evocato ricordi che nessuno vorrebbe rivivere.
All'epoca il cancelliere austriaco Werner Faymann aveva attaccato il governo ungherese provocando una crisi diplomatica: "Mettere i rifugiati sui treni suscita ricordi del periodo più buio del nostro continente", aveva chiosato.
Orban è poi tornato a criticare il piano di ricollocamenti dell'Unione Europea, contro cui ha anche convocato un referendum nazionale il prossimo 2 ottobre: una data che ormai è segnata in rosso sui calendari della Commissione Europea, che teme un nuovo durissimo colpo dopo il voto del Brexit.
La redistribuzione dei migranti fra gli Stati membri è in effetti già un fallimento: dall'Italia e dalla Grecia sono stati ricollocati negli altri Paesi Ue meno del 5% dei profughi che avrebbero dovuto prendere parte al programma. La solidarietà fra i Ventotto è crollata proprio per effetto della crisi dei migranti e Budapest è fra le capitali più aggressive nel criticare la politica dell'accoglienza di Bruxelles e quella di Berlino.
Non solo. Nella primavera 2015 per volere di Orban la frontiera fra Serbia e Ungheria è stata fortificata con un lungo muro anti-migranti, rafforzato quest'anno da una seconda barriera. Nel luglio dello scorso anno avevano fatto scalpore le foto di alcuni immigrati chiusi nei vagoni dei treni ungheresi che viaggiavano "con le porte chiuse": un'immagine sinistra che a molti ha evocato ricordi che nessuno vorrebbe rivivere.
All'epoca il cancelliere austriaco Werner Faymann aveva attaccato il governo ungherese provocando una crisi diplomatica: "Mettere i rifugiati sui treni suscita ricordi del periodo più buio del nostro continente", aveva chiosato.
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