I bambini sono un terzo della popolazione mondiale ma quando si parla di rifugiati diventano la metà. “E’ il più grande movimento di minori dalla Seconda guerra mondiale” rivela un rapporto dell’Unicef preparato in vista del vertice delle Nazioni Unite del 19 settembre su profughi e migranti.
Sono circa 50 milioni i minori che vivono lontani dal loro luogo di origine, costretti a scappare dalla violenza e dalla guerra o a emigrare in cerca di nuove opportunità. Un dato che è in crescita esponenziale: tra il 2015 e il 2016 il numero di bambini rifugiati è raddoppiato, mentre quello di bambini migranti è aumentato del 21%.
In totale 31 milioni di bambini vivono fuori dai loro Paesi di nascita (11 milioni dei quali sono rifugiati o richiedenti asilo), mentre circa 17 milioni sono sfollati all’interno dei propri Paesi. Dei quasi 50 milioni di bambini costretti a lasciare le loro case, più della metà (28 milioni) sono stati messi in fuga da conflitti e violenze.
Nel rapporto, che si intitola Sradicati, l’agenzia Onu per l’infanzia chiede ai governi azioni concrete per migliorare la loro situazione: proteggere i migranti minori, soprattutto quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza; mettere fine alla detenzione di piccoli che hanno richiesto lo status di rifugiato; non separare le famiglie; permettere ai piccoli di andare a scuola, di accedere alla sanità e ad altri servizi di qualità; insistere per mettere in atto misure per la lotta alle cause delle migrazioni;
promuovere azioni contro xenofobia, discriminazione e marginalizzazione.
“Le immagini indelebili di piccole vittime come Aylan Kurdi privo di vita sulla spiaggia e di Omran Daqneesh seduto sanguinante su un’ambulanza hanno scioccato il mondo intero – ha dichiarato Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef -. Ogni foto, ogni piccolo è il simbolo di milioni di bambini in pericolo”.
I numeri
Nel 2015 circa il 45% di tutti i bambini rifugiati sotto la protezione dell’Unhcr proveniva da Siria e Afghanistan. La Turchia è il Paese che accoglie in assoluto il più alto numero di profughi al mondo, probabilmente anche di bambini rifugiati. In proporzione alla propria popolazione è invece il Libano ad accogliere la comunità di profughi più grande, poiché in questo Paese una persona su cinque è un rifugiato. Basti pensare che in Gran Bretagna si trova un rifugiato ogni 530 abitanti, e uno ogni 1200 negli Usa. Tuttavia, se si considera il Paese per livello di reddito, sono la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia e il Pakistan a registrare il più ampio numero di profughi.
Nel rapporto, che si intitola Sradicati, l’agenzia Onu per l’infanzia chiede ai governi azioni concrete per migliorare la loro situazione: proteggere i migranti minori, soprattutto quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza; mettere fine alla detenzione di piccoli che hanno richiesto lo status di rifugiato; non separare le famiglie; permettere ai piccoli di andare a scuola, di accedere alla sanità e ad altri servizi di qualità; insistere per mettere in atto misure per la lotta alle cause delle migrazioni;
promuovere azioni contro xenofobia, discriminazione e marginalizzazione.
“Le immagini indelebili di piccole vittime come Aylan Kurdi privo di vita sulla spiaggia e di Omran Daqneesh seduto sanguinante su un’ambulanza hanno scioccato il mondo intero – ha dichiarato Anthony Lake, direttore generale dell’Unicef -. Ogni foto, ogni piccolo è il simbolo di milioni di bambini in pericolo”.
I numeri
Nel 2015 circa il 45% di tutti i bambini rifugiati sotto la protezione dell’Unhcr proveniva da Siria e Afghanistan. La Turchia è il Paese che accoglie in assoluto il più alto numero di profughi al mondo, probabilmente anche di bambini rifugiati. In proporzione alla propria popolazione è invece il Libano ad accogliere la comunità di profughi più grande, poiché in questo Paese una persona su cinque è un rifugiato. Basti pensare che in Gran Bretagna si trova un rifugiato ogni 530 abitanti, e uno ogni 1200 negli Usa. Tuttavia, se si considera il Paese per livello di reddito, sono la Repubblica Democratica del Congo, l’Etiopia e il Pakistan a registrare il più ampio numero di profughi.
In viaggio da soli
Sempre più bambini attraversano i confini per conto proprio. Nel 2015 sono stati oltre 100.000 i piccoli non accompagnati che hanno chiesto asilo in 78 paesi. Il triplo del 2014. E i minori non accompagnati sono tra i gruppi a più alto rischio di
sfruttamento e abuso.
Sempre più bambini attraversano i confini per conto proprio. Nel 2015 sono stati oltre 100.000 i piccoli non accompagnati che hanno chiesto asilo in 78 paesi. Il triplo del 2014. E i minori non accompagnati sono tra i gruppi a più alto rischio di
sfruttamento e abuso.
I motivi della fuga
Circa 20 milioni di piccoli migranti hanno lasciato le loro case per vari motivi, tra questi: la povertà estrema e la violenza delle gang. Molti sono particolarmente a rischio di
abusi e detenzione, perché non hanno documenti, hanno status legale incerto, ed il loro stato di salute non è monitorato.
Circa 20 milioni di piccoli migranti hanno lasciato le loro case per vari motivi, tra questi: la povertà estrema e la violenza delle gang. Molti sono particolarmente a rischio di
abusi e detenzione, perché non hanno documenti, hanno status legale incerto, ed il loro stato di salute non è monitorato.
Istruzione
I bambini profughi spesso non hanno accesso all’istruzione: un piccolo rifugiato ha infatti cinque volte più probabilità di essere fuori dalla scuola di un bambino nativo. E quando vi hanno accesso, la scuola diventa il luogo dove ha più probabilità di essere discriminato o vittima di bullismo. Inoltre, al di fuori della classe, barriere legali impediscono a questi piccoli di ricevere servizi in condizioni di parità con i
bambini nativi del Paese.
I bambini profughi spesso non hanno accesso all’istruzione: un piccolo rifugiato ha infatti cinque volte più probabilità di essere fuori dalla scuola di un bambino nativo. E quando vi hanno accesso, la scuola diventa il luogo dove ha più probabilità di essere discriminato o vittima di bullismo. Inoltre, al di fuori della classe, barriere legali impediscono a questi piccoli di ricevere servizi in condizioni di parità con i
bambini nativi del Paese.
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