Quando si parla di migranti da accogliere, in Italia ci sono regioni del tutto contrarie, regioni che sopportano, regioni silenziose. E poi c’è la Basilicata.
A ottobre alcuni genitori hanno protestato in una scuola di Cagliari perché c’erano due bambini appena sbarcati: per alcune settimane ai due piccoli è stato assegnato un bagno separato. In Lombardia il presidente della Regione Roberto Maroni si scaglia contro “l’invasione” e sta facendo di tutto per bloccare gli arrivi. Lo stesso in Veneto dove il governatore Luca Zaia non fa altro che ripetere: “Abbiamo già dato”.
Sembra un disco rotto. Tutti protestano, sostengono di averne abbastanza, dicono prima gli italiani soprattutto ora che il terremoto in Centro Italia ha tolto la casa a migliaia di persone. Bisogna scendere verso Sud, oltrepassare la Campania e arrivare in Basilicata per sentire parole che ormai sono sempre più rare.
“L’accoglienza? Noi abbiamo deciso di cambiare passo ampliando ancor più il nostro impegno per i rifugiati e i richiedenti asilo, focalizzando tutte le migliori esperienze e le energie regionali e proponendo un approccio sistemico alla materia della migrazione e del diritto di asilo”, spiega Marcello Pittella, presidente delle Regione Basilicata.
Il governo ha assegnato alla regione la quota di mille migranti da accogliere, una cifra di tutto rilievo in una regione dove la popolazione è in calo costante da anni. La risposta è stata: possiamo fare di più, ne accoglieremo il doppio.
Nella zona del Metaponto, le cifre sono anche più elevate: su 34mila lavoratori, 14mila sono stranieri. Sono in 460 gli operatori lucani a lavorare intorno ai progetti per l’accoglienza e sono 55, oltre un terzo, i Comuni ad aver accettato di ospitare migranti nei loro territori.
Già da sole queste cifre basterebbero a raccontare una visione di futuro che non solo in Italia ma anche in buona parte dell’Unione Europea si fa sempre più fatica a trovare. Ma la settimana scorsa è accaduto anche qualcos’altro.
Sembra un disco rotto. Tutti protestano, sostengono di averne abbastanza, dicono prima gli italiani soprattutto ora che il terremoto in Centro Italia ha tolto la casa a migliaia di persone. Bisogna scendere verso Sud, oltrepassare la Campania e arrivare in Basilicata per sentire parole che ormai sono sempre più rare.
“L’accoglienza? Noi abbiamo deciso di cambiare passo ampliando ancor più il nostro impegno per i rifugiati e i richiedenti asilo, focalizzando tutte le migliori esperienze e le energie regionali e proponendo un approccio sistemico alla materia della migrazione e del diritto di asilo”, spiega Marcello Pittella, presidente delle Regione Basilicata.
Il governo ha assegnato alla regione la quota di mille migranti da accogliere, una cifra di tutto rilievo in una regione dove la popolazione è in calo costante da anni. La risposta è stata: possiamo fare di più, ne accoglieremo il doppio.
Come aggiunge Pittella:
“In controtendenza rispetto a tutte le altre regioni italiane, nel 2015 ho manifestato personalmente, la volontà del governo regionale di andare anche oltre la quota di riparto nazionale dei flussi migratori, offrendo di accogliere fino a 2000 migranti. Questo perché la giunta regionale che ho l’onore di presiedere considera l’accoglienza un’opportunità che, se ben strutturata, può essere un’occasione di sviluppo per il territorio. Soprattutto per le aree interne”.È nato così il miracolo della Basilicata, una regione dove sui migranti le cifre raccontano un vero e proprio boom. Ci sono 2240 richiedenti asilo in tutta la regione, di cui 185 minori non accompagnati. Oltre 44mila migranti hanno un lavoro, al 90% con un contratto. Oltre la metà lavora in agricoltura. Vuol dire che gli stranieri rappresentano il 13% circa della forza lavoro totale, cioè più di un lavoratore su 10 è straniero.
Nella zona del Metaponto, le cifre sono anche più elevate: su 34mila lavoratori, 14mila sono stranieri. Sono in 460 gli operatori lucani a lavorare intorno ai progetti per l’accoglienza e sono 55, oltre un terzo, i Comuni ad aver accettato di ospitare migranti nei loro territori.
Già da sole queste cifre basterebbero a raccontare una visione di futuro che non solo in Italia ma anche in buona parte dell’Unione Europea si fa sempre più fatica a trovare. Ma la settimana scorsa è accaduto anche qualcos’altro.
A Matera è arrivato Naguib Sawiris, il magnate egiziano che voleva acquistare un’isola per poter accogliere i migranti che transitano lungo la rotta del Mediterraneo, lo stesso che aveva annunciato di voler investire 100 milioni di dollari per aiutare i rifugiati a creare una comunità stabile. Dopo aver capito la politica di accoglienza lucana ha scelto la Basilicata per realizzare i suoi progetti.
La Regione e Sawiris hanno firmato un accordo per realizzare il progetto economico e sociale soprannominato “We are the people” per favorire la crescita del territorio e garantire l’accoglienza dei rifugiati. I dettagli sono allo studio ma il modello seguito sarà di un’accoglienza diffusa sul territorio. Pittella ne parlerà presto con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Gli dirò che ci sono persone in grado di lavorare per lanciare un grande progetto di inclusione sociale di quanti fuggono dalle guerre e dalla miseria”.
Flavia Amabile
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