Abuja, - Le ventuno studentesse di Chibok, liberate dopo oltre due anni di sequestro a opera di Boko Haram, hanno riabbracciato le rispettive famiglie ad Abuja e raccontato le difficili condizioni di detenzione.
Durante una cerimonia religiosa tenuta in loro onore Gloria Dame, una di loro, ha spiegato che hanno vissuto per un mese e mezzo senza cibo prima di essere liberate e che una bomba dell'esercito nigeriano le aveva quasi colpite. "Noi ringraziamo Dio di essere insieme oggi. Ero nella foresta quando un aereo ha lanciato una bomba vicino a me, ma non sono fortunatamente rimasta ferita", ha raccontato, visibilmente emozionata e indebolita dalla fame.
"Noi non abbiamo avuto cibo per un mese e dieci giorni, ma grazie a Dio non siamo morte". La ragazza ha raccontato la sua storia e quella delle compagne in lingua hausa, durante una cerimonia religiosa cristiana, organizzata dai servizi di sicurezza nigeriani (Dss) che sono riusciti a ottenere la liberazione delle ragazze dopo faticosi negoziati con i fondamentalisti islamici di Boko Haram.
Convertite all'islam dopo la loro cattura, come aveva annunciato in un video il leader del gruppo Abubakar Shekau, le studentesse di Chibok - in maggioranza cristiane - non hanno "potuto pregare come si può fare oggi", ha raccontato Gloria Dame. La cerimonia è stata interrotta bruscamente quando i genitori delle ragazze, catturate nell'aprile 2014, sono arrivati in lacrime. "Possiamo tutti vedere la gioia e l'emozione dei genitori", ha dichiarato nel suo discorso di chiusura il ministro dell'Informazione, Lai Mohamed.
Convertite all'islam dopo la loro cattura, come aveva annunciato in un video il leader del gruppo Abubakar Shekau, le studentesse di Chibok - in maggioranza cristiane - non hanno "potuto pregare come si può fare oggi", ha raccontato Gloria Dame. La cerimonia è stata interrotta bruscamente quando i genitori delle ragazze, catturate nell'aprile 2014, sono arrivati in lacrime. "Possiamo tutti vedere la gioia e l'emozione dei genitori", ha dichiarato nel suo discorso di chiusura il ministro dell'Informazione, Lai Mohamed.
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