Fine dell'incubo per 21 ragazze nigeriane, rapite nell'aprile 2014 da Boko Haram nel villaggio di Chibok, nord-est della Nigeria, insieme a oltre 200 compagne di classe.
Dopo oltre due anni di prigionia, le studentesse sono state liberate dai loro sequestratori in cambio, secondo una fonte, della liberazione di 4 miliziani islamisti. "Le giovani sono arrivate a Kumshe verso le 3 del mattino, i 4 combattenti di Boko Haram sono arrivati a Banki da Maiduguri su un elicottero dell'esercito, e sono stati condotti a Kumshe su veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr)", ha spiegato la stessa fonte. Le studentesse, di cui ancora non è stata divulgata l'identità, sono ora in viaggio verso Abuja.
La notizia della liberazione è stata confermata dal portavoce presidenziale, Garba Shehu, che ha sottolineato il ruolo di facilitatori assunto dal "Cicr e dal governo svizzero", senza però citare nessuno scambio di prigionieri. "Il presidente Muhammadu Buhari si è felicitato per la liberazione delle giovani, ma ricorda ai nigeriani che più di 30mila cittadini sono stati uccisi dal terrorismo" di Boko Haram. Delle 276 studentesse rapite dai terroristi islamici nell'aprile 2014, 57 sono riuscite a scappare agli aguzzini subito dopo il sequestro, un'altra è stata trovata dall'esercito un mese dopo. Il rapimento di massa è balzato immediatamente agli onori della cronaca, suscitando un'ondata di sdegno e dando vita a un movimento internazionale "#Bringbackourgirls", sostenuto da celebrità ed esponenti internazionali come la First Lady americana, Michelle Obama.
All'inizio di agosto, dopo mesi di silenzio, un gran numero di quelle giovani era apparso in un video dei sequestratori guidati all'epoca da Abubakar Shekau, che mostrava di avere ancora in mano la 'moneta di scambio' del gruppo. In quell'occasione, il leader islamista aveva riferito che le ragazze erano state sposate ai suoi combattenti, con la conversione forzata di quelle cristiane, e molte erano rimaste uccise nei raid dell'esercito.
La notizia della liberazione è stata confermata dal portavoce presidenziale, Garba Shehu, che ha sottolineato il ruolo di facilitatori assunto dal "Cicr e dal governo svizzero", senza però citare nessuno scambio di prigionieri. "Il presidente Muhammadu Buhari si è felicitato per la liberazione delle giovani, ma ricorda ai nigeriani che più di 30mila cittadini sono stati uccisi dal terrorismo" di Boko Haram. Delle 276 studentesse rapite dai terroristi islamici nell'aprile 2014, 57 sono riuscite a scappare agli aguzzini subito dopo il sequestro, un'altra è stata trovata dall'esercito un mese dopo. Il rapimento di massa è balzato immediatamente agli onori della cronaca, suscitando un'ondata di sdegno e dando vita a un movimento internazionale "#Bringbackourgirls", sostenuto da celebrità ed esponenti internazionali come la First Lady americana, Michelle Obama.
All'inizio di agosto, dopo mesi di silenzio, un gran numero di quelle giovani era apparso in un video dei sequestratori guidati all'epoca da Abubakar Shekau, che mostrava di avere ancora in mano la 'moneta di scambio' del gruppo. In quell'occasione, il leader islamista aveva riferito che le ragazze erano state sposate ai suoi combattenti, con la conversione forzata di quelle cristiane, e molte erano rimaste uccise nei raid dell'esercito.
Poco dopo il governo nigeriano aveva ammesso che c'erano stati diversi negoziati con Boko Haram per la loro liberazione ma che nessuno era andato a buon fine. Da inizio ottobre, le forze armate hanno compiuto raid aerei sulla foresta di Chibok, roccaforte del gruppo, per indebolirlo. E se la liberazione delle ragazze lascia presagire una necessità dei terroristi di risorse, umane e finanziarie, l'attentato avvenuto giusto ieri alla stazione di Maiduguri, costato la vita a 8 persone, mostra che non sono disposti a mollare.
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