Dopo una serie di rinvii all'ultimo minuto Imdad Ali - il cittadino pachistano condannato a morte nonostante sia affetto da schizofrenia paranoide - ha davanti a sé un'altra data di esecuzione: mercoledì 2 novembre.
Ali aveva iniziato a star male nella seconda metà degli anni Novanta. Suo padre soffriva a sua volta di schizofrenia: una volta si era lanciato contro un treno, pensando di essere invincibile. Per anni, la famiglia aveva chiesto aiuto per pagare le medicine necessarie per curare Ali. Che nel 2002, in una fase acuta del suo disturbo mentale, uccise uno studioso di religione.
Dopo la condanna a morte, gli esami medici cui Ali è stato sottoposto sono giunti tutti alla medesima conclusione: il prigioniero è "insano di mente" e la sua condizione mentale è "cronica e disabilitante". Tuttavia, negli ultimi giorni la Corte suprema ha dato il via libera all'esecuzione sostenendo che la schizofrenia non è espressione di un disordine mentale.
Sono così riprese le proteste, dalle Nazioni Unite, delle organizzazioni non governative (Amnesty International, Human Rights Watch e Reprieve in testa) ma anche di un folto gruppo di psichiatri del Pakistan.
Riccardo Noury
Riccardo Noury
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