Roma - Le suore del Convento carmelitano di Aleppo denunciano, in una lettera aperta datata 11 ottobre, le decine di vittime provocate dai continui bombardamenti con missili, obici e 'armi sempre più sofisticate' nella parte occidentale della città, dove mancano peraltro acqua e elettricità, 'tagliati dai gruppi armati della parte Est'. Le religiose si chiedono perché i media internazionali parlino solo delle sofferenze della popolazione che vive sotto il controllo dei 'jihadisti' e non dell'intera città .
Un sacerdote tra le rovine di Aleppo ovest |
La lettera delle Carmelitane è indirizzata ad 'Aiuto alla Chiesa che Soffre', una delle maggiori organizzazioni caritative cattoliche impegnate in Siria. La loro testimonianza si intitola 'Aleppo, non ne possiamo più'.
"Come già sapete dalle informazioni fornite in Occidente, i bombardamenti su Aleppo est sono numerosi", si legge nel testo. "Ma la situazione ad Aleppo ovest non è affatto migliore, sebbene i media non ne parlino. Questa parzialità delle notizie ci addolora molto, perché siamo tutti i giorni direttamente o indirettamente testimoni, per le notizie che riceviamo dai preti o da persone vicine e conosciute, di tutti i disagi vissuti in numerosi quartieri ovest della città: granate, missili ed armi sempre più sofisticate, senza parlare della mancanza totale di acqua e di elettricità, (tagliate dai gruppi armati nemici) che fanno sempre più vittime; i morti e i feriti si contano a decine tutti i giorni"
"L'altro giorno - prosegue il racconto -, un sacerdote che celebra per noi la messa una volta alla settimana è arrivato in lacrime: abita a Midan, un quartiere popolare che da tre anni, senza tregua, è obiettivo di attentati. Questo sacerdote, da una settimana, non smette di seppellire le vittime civili. In un altro quartiere molto popolare, quasi totalmente abitato da musulmani, vicino all'ospedale San Louis gestito dalle suore di San Giuseppe dell'Apparizione, alcuni obici hanno fatto qualche giorno fa una decina di morti e più di 70 feriti".
"Non ne possiamo più e chiediamo incessantemente la fine dei combattimenti nella città e dovunque, insieme a una maggiore obiettività nelle notizie, per semplice rispetto verso tutti questi poveri che soffrono".
La lettera delle suore arriva dopo numerose prese di posizione di preti e vescovi cristiani sulle sofferenze dell'intera città e non solo della parte Est. Nei giorni scorsi padre Ibrahim Alsabagh, parroco nella zona occidentale, dove si trovano quasi un milione e mezzo di persone (molte fuggite da est), aveva anche fatto notare che organizzazioni umanitarie come 'Medici senza frontiere' operano solo nella parte controllata dai miliziani. Per la prima volta in molti anni, è arrivata la scorsa settimana - ha riferito il religioso - una delegazione dell'Unicef, che finora aveva scritto rapporti solo nella zona orientale.
"Come già sapete dalle informazioni fornite in Occidente, i bombardamenti su Aleppo est sono numerosi", si legge nel testo. "Ma la situazione ad Aleppo ovest non è affatto migliore, sebbene i media non ne parlino. Questa parzialità delle notizie ci addolora molto, perché siamo tutti i giorni direttamente o indirettamente testimoni, per le notizie che riceviamo dai preti o da persone vicine e conosciute, di tutti i disagi vissuti in numerosi quartieri ovest della città: granate, missili ed armi sempre più sofisticate, senza parlare della mancanza totale di acqua e di elettricità, (tagliate dai gruppi armati nemici) che fanno sempre più vittime; i morti e i feriti si contano a decine tutti i giorni"
"L'altro giorno - prosegue il racconto -, un sacerdote che celebra per noi la messa una volta alla settimana è arrivato in lacrime: abita a Midan, un quartiere popolare che da tre anni, senza tregua, è obiettivo di attentati. Questo sacerdote, da una settimana, non smette di seppellire le vittime civili. In un altro quartiere molto popolare, quasi totalmente abitato da musulmani, vicino all'ospedale San Louis gestito dalle suore di San Giuseppe dell'Apparizione, alcuni obici hanno fatto qualche giorno fa una decina di morti e più di 70 feriti".
"Non ne possiamo più e chiediamo incessantemente la fine dei combattimenti nella città e dovunque, insieme a una maggiore obiettività nelle notizie, per semplice rispetto verso tutti questi poveri che soffrono".
La lettera delle suore arriva dopo numerose prese di posizione di preti e vescovi cristiani sulle sofferenze dell'intera città e non solo della parte Est. Nei giorni scorsi padre Ibrahim Alsabagh, parroco nella zona occidentale, dove si trovano quasi un milione e mezzo di persone (molte fuggite da est), aveva anche fatto notare che organizzazioni umanitarie come 'Medici senza frontiere' operano solo nella parte controllata dai miliziani. Per la prima volta in molti anni, è arrivata la scorsa settimana - ha riferito il religioso - una delegazione dell'Unicef, che finora aveva scritto rapporti solo nella zona orientale.
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