Venerdì la Corte suprema della Florida ha rimandato al mittente la nuova legge sulla pena di morte introdotta dallo stato dopo che anche la precedente, all'inizio dell'anno, era stata giudicata incostituzionale. La ragione della prima pronuncia negativa era stata la previsione che fosse il giudice del caso, più che la giuria, ad avere l'ultima parola; nel secondo caso, è stata la norma che consentiva alla giuria di chiedere la pena di morte anche senza aver raggiunto l'unanimità.
La sentenza dell'altro ieri è stata presa nel caso Hurst vs Florida. Altrove negli Usa, dove le corti hanno a che fare con una serie di ricorsi legati al metodo d'esecuzione - problema sorto, come già scritto in questo blog, a seguito dell'esaurimento delle scorte di un farmaco usato per l'iniezione letale e dell'indisponibilità delle aziende farmaceutiche europee di ripristinarle - le sentenze hanno esito alterno.
In Missouri, giovedì scorso, una corte d'appello ha dato ragione a un soggetto di questo stato (non sappiamo se sia un'azienda o un singolo farmacista, dato che in tutto il procedimento è chiamato "M7") che si era detto disponibile a rifornire lo stato del Mississippi, a condizione di rimanere anonimo, dell'anestetico essenziale per portare a termine un'esecuzione. Se la sua identità fosse stata rivelata, avrebbe ritirato la disponibilità.
Così i giudici della corte d'appello hanno stabilito che al condannato a morte che aveva fatto ricorso non deve interessare chi fornirà uno dei tre farmaci che porranno termine alla sua vita.
di Riccardo Noury
Così i giudici della corte d'appello hanno stabilito che al condannato a morte che aveva fatto ricorso non deve interessare chi fornirà uno dei tre farmaci che porranno termine alla sua vita.
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