Roma – Cosa si può fare per rendere più umana la vita nel carcere e fare dell’esecuzione della pena non la parentesi prima della recidiva? Come risolvere alcune criticità fondamentali come la salute e la riabilitazione? Hanno ancora senso pene come l’ergastolo e l’ergastolo ostativo (che nega ogni misura alternativa al carcere e ogni beneficio penitenziario)? Su questi temi fondamentali si è incentrato l’incontro del 16 novembre a Roma intitolato “Pena e speranza”, promosso dal Presidente della Commissione Affari Sociali, Mario Marazziti, e dal “Cortile dei Gentili”, struttura del Pontifico Consiglio della Cultura guidato dal Cardinale Gianfranco Ravasi, costituita per favorire il dialogo tra credenti e non credenti.
Grazie alla presenza del ministro della Giustizia Andrea Orlando, del senatore Luigi Manconi (Presidente della Commissione Diritti Umani) e di eminenti studiosi, l’incontro è servito anche per fare il punto sull’attuale situazione carceraria che pure ha visto un miglioramento rispetto agli anni passati. «Quando l’Italia fu condannata dalla Corte europea con la sentenza Torreggiani i detenuti erano 65.905 su 46 mila posti. Oggi sono 54.912 e i posti sono diventati 50.062» spiega Marazziti, che snocciola anche i dati sulle misure alternative: raddoppiate, in tre anni, da 21 mila a 40 mila. «Vuol dire che si può costruire sicurezza senza ricorrere al carcere». Permangono tuttavia numerose criticità, come i 920 suicidi dal 2000 ad oggi, più le 2587 morti legate soprattutto a cattiva salute, sanità disuguale, violenza e droghe.
Non meno importanti sono poi questioni come l’implementazione del lavoro (38 mila le persone in ozio forzato), il problema degli stranieri in carcere (la cui alta percentuale è “legata alla marginalità e alla condizione di irregolarità”), fino al diritto a vivere e praticare il proprio sentimento religioso. Esigenze che vanno di pari passo con appuntamenti politici non più rimandabili: dalla calendarizzazione della Riforma penale – attualmente ferma al Senato – all’approvazione della delega sulla riforma dell’Ordinamento penitenziario. Anche l’amnistia e l’indulto, ancorché impopolari, potrebbero diventare un «volano di trasformazione strutturale verso un sistema di giustizia più efficace». Infine, la proposta di abolire l’ergastolo, tema che più di tutti si ricollega al senso dell’incontro: «Non c’è pena senza speranza – spiega Marazziti –. E la pena che non offre speranza è controproducente, perché la speranza è il DNA del cambiamento».
di Anna Toro
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