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martedì 1 novembre 2016

Paesi dimenticati - Sierra Leone in Emergenza: continuo aumento di fame e povertà

Radio Vaticana
Sono 3,5 milioni i cittadini della Sierra Leone (Africa), che ad oggi soffrono la fame. Lo conferma un rapporto del Programma Alimentare Mondiale (Pam) e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione ed agricoltura (Fao). I civili soffrono per mancanza di cibo e carenze sanitarie, non riuscendo a riappropriarsi delle proprie vite e della ricchezza della loro terra. 


Ne ha parlato Enrico Casale, esperto di Africa per la rivista dei gesuiti Popoli e responsabile sezione news del sito di Africa, intervistato da Clarissa Guerrieri:

R. – La Sierra Leone viene da un lungo periodo di grande crisi dal punto di vista politico e medico-sanitario. Dal punto di vista politico, teniamo presente che la Sierra Leone è stata sconvolta, negli anni Novanta e Duemila, da una guerra civile devastante, che ha contrapposto il governo al Fronte rivoluzionario unito. Questa, nell’immaginario collettivo, è rimasta l’immagine della guerra dei bambini-soldato, in cui erano stati impiegati i bambini; e delle mutilazioni che i ribelli operavano su chi non voleva combattere al loro fianco. Questa è stata una guerra che ha messo in ginocchio il Paese: un Paese che di suo è ricco, perché ha una posizione strategica, ma anche risorse naturali. A questa crisi si è aggiunta poi quella sanitaria, dell’Ebola, che ha provocato nell’arco di un anno e mezzo 3500 morti.

D. – In che modo è assicurato un supporto ai civili?
R. – Sul campo operano organizzazioni non governative; la stessa Chiesa è impegnata nello sviluppo. Il vero problema è che la popolazione è molto, molto povera. Il 70% della popolazione vive sotto il livello di povertà, con meno di due euro al giorno. Non solo, ma il 52% della popolazione è analfabeta.

D. – È sufficiente l’aiuto che viene recato?
R. – Non è mai sufficiente l’aiuto, si dovrebbe fare molto di più. Ma nel lungo periodo questo non basta: servono progetti che permettano al Paese di svilupparsi gradualmente.

D. – Perché c’è difficoltà per questo popolo?
R. – Perché partiva da condizioni terribili. La guerra civile, che è durata undici anni, ha distrutto qualsiasi struttura di carattere sociale ed economico. Le miniere sono state sfruttate in modo predatorio, solamente per alimentare di nuovo la guerra. E, nel momento in cui il Paese stava recuperando, è arrivata la “mazzata” dell’epidemia di Ebola.

D. – Ad oggi, quali risultati sono stati raggiunti?
R. – Il Paese è ancora un Paese problematico. Ho raccolto un po’ di dati, dal punto di vista soprattutto sanitario: pensiamo che, ancora oggi, muoiono nel Paese 2500 persone di Aids; c’è anche un’emergenza Aids. Questo ha portato negli anni un drastico abbassamento della vita media delle persone: oggi un sierraleonese, quando nasce, ha un’aspettativa di vita di 58 anni, che è veramente molto bassa se pensiamo che in Europa ormai si superano tranquillamente i 75, e ci si sta attestando sugli 80.

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