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domenica 18 dicembre 2016

Azerbaijan, c'è allarme per i diritti umani: va in carcere chi critica il regime di Aliev

Agenzia Nova
La denuncia di Amnesty International. Due giovani attivisti Giyas Ibrahimov e Bayram Mammadov, sono stati condannati a 10 anni di carcere per aver pubblicato su Facebook la foto di una scritta irridente su una statua di Heydar Aliyev, defunto ex presidente L'Ong Re:Common ha diffuso una Graphic Novel (”L’alleato azero”)
ROMA - E’ emergenza diritti umani in Azerbaijan: il Paese che dovrebbe svolgere un ruolo di alleato indispensabile per l’Europa – e per l’Italia soprattutto – grazie alle forniture di gas, rischia di diventare un partner imbarazzante per gli abusi e la repressione su ogni voce critica. L’ultima segnalazione arriva da Amnesty International, secondo cui due attivisti del movimento giovanile Nida, Giyas Ibrahimov e Bayram Mammadov, si sono visti condannare a dieci anni di carcere per aver pubblicato su Facebook la foto di una scritta irridente realizzata con lo spray su una statua di Heydar Aliyev, defunto ex presidente e padre dell’attuale presidente Ilham Aliyev.

Costretti a pulire i gabinetti della polizia. I ragazzi avevano scritto: “Felice giorno dello schiavo” a mo’ di presa in giro per lo slogan “Felice giorno dei fiori”, la ricorrenza celebrata il 10 maggio, compleanno dell’ex presidente. Secondo l’organizzazione, la polizia sostiene di aver trovato otto grammi di eroina in possesso dei due ragazzi. Ma durante gli interrogatori si è parlato solo della scritta sulla statua: ai due giovani è stato chiesto di scusarsi pubblicamente per aver offeso l’ex presidente. Il rifiuto ha portato a un pestaggio, dopo di che i due attivisti sono stati costretti a pulire i gabinetti della stazione di polizia mentre venivano filmati e minacciati di stupro.

Ma non sono casi isolati. Il caso di Giyas e Bayram non è isolato: secondo la denuncia di Rasul Jafarov, militante per i diritti umani e premio Andrei Sakharov, sono almeno 119 i casi di giornalisti, scrittori, blogger e attivisti finiti in carcere solo per avere chiesto il rispetto dei diritti fondamentali. “Basta postare un commento critico sui social network per finire nel mirino della polizia azera”, ha raccontato Jafarov, ospite a Roma della Federazione nazionale della Stampa. L’attivista, che nel 2012 ha coordinato la campagna “Sing for Democracy”, ha pagato con due anni di carcere sulla base di accuse considerate false da ogni organizzazione per i diritti umani. La tecnica della polizia azera, spiega Jafarov, è quella di utilizzare accuse “non politiche”, come appunto il possesso di stupefacenti, anche in totale assenza di prove.

La graphic novel "L'alleato azero". Gli abusi sono persino peggiorati grazie agli accordi per la creazione del gasdotto che dovrebbe portare sulle coste della Puglia il gas azero: a sottolinearlo è l’organizzazione non governativa Re:Common, che sul tema ha realizzato anche una Graphic Novel (/”L’alleato azero”, edito dalla casa editrice Round Robin). “Con il crollo del prezzo del petrolio, il governo di Baku è sempre più in difficoltà. E dunque aumenta la repressione su ogni voce critica che metta in discussione progetti internazionali anche controversi. In particolare pensiamo al mega-gasdotto, di cui non si capisce l’estrema urgenza, se non ipotizzando interessi poco trasparenti”, dice Elena Gerebizza di Re:Common.

di Giampaolo Cadalanu

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