L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato il 19 dicembre per la sesta volta la risoluzione in favore di una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena di morte. Il fronte che chiede di fermare la mano del boia ha tenuto nonostante i timori della vigilia legati a un clima internazionale più difficile e al risorgere del terrorismo.
Su un totale di 193 Stati membri delle Nazioni Unite, 117 hanno votato a favore, 40 hanno votato contro e 31 si sono astenuti. Gli altri cinque non hanno preso parte alla votazione. La moratoria ha ottenuto due voti a favore in più rispetto al primo esame dello scorso 17 novembre della Terza Commissione dell’Assemblea generale.
Come ricorda Amnesty International, per la prima volta il sì è arrivato da Guinea, Malawi, Namibia, isole Salomone, Sri Lanka e Swaziland, mentre lo Zimbabwe è passato dal voto contrario all’astensione. Purtroppo, Filippine, Guinea Equatoriale, Niger e Seychelles si sono astenuti dopo aver precedentemente votato a favore mentre le Maldive sono passate dall’astensione al voto contrario.
Il risultato è comunque ampiamente positivo perchè conferma una tendenza che vede in Assemblea generale dell’ONU un numero sempre crescente di paesi favorevoli allo stop alle esecuzioni.
Come ricorda Amnesty International, per la prima volta il sì è arrivato da Guinea, Malawi, Namibia, isole Salomone, Sri Lanka e Swaziland, mentre lo Zimbabwe è passato dal voto contrario all’astensione. Purtroppo, Filippine, Guinea Equatoriale, Niger e Seychelles si sono astenuti dopo aver precedentemente votato a favore mentre le Maldive sono passate dall’astensione al voto contrario.
Il risultato è comunque ampiamente positivo perchè conferma una tendenza che vede in Assemblea generale dell’ONU un numero sempre crescente di paesi favorevoli allo stop alle esecuzioni.
La risoluzione, è bene ricordarlo, non è vincolante ma rappresenta un forte segnale e riveste un considerevole peso politico. Non a caso, dal 2007, dalla prima risoluzione approvata, 13 stati hanno abolito la pena di morte per tutti i reati e altri due, Guinea e Mongolia, hanno intrapreso il cammino verso la cancellazione delle esecuzioni.
Gli abolizionisti sono comunque certi: la strada verso un mondo senza pena di morte è ormai tracciata e non prevede fughe all’indietro. I dati parlano chiaro.
Gli abolizionisti sono comunque certi: la strada verso un mondo senza pena di morte è ormai tracciata e non prevede fughe all’indietro. I dati parlano chiaro.
Oggi i Paesi che hanno abolito la pena capitale per tutti i reati sono 101 e in totale 138 stati membri su 193 l’hanno abolita per legge o nella prassi. Lo scorso anno, in 169 dei 193 stati membri, ossia l’88 per cento, non vi sono state esecuzioni.
Massimo Persotti
Massimo Persotti
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