Continua la repressione nei confronti di Cédric Herrou, l’agricoltore francese sotto processo per aver ospitato, sostenuto e accompagnato dall’Italia alla Francia, nell’ultimo anno, oltre 300 migranti privi di documenti.
Herrou ha 37 anni e abita e lavora in Val Roja, territorio di Francia a 30 chilometri dal confine di stato di Ventimiglia. Pur consapevole del rischio di pagare sulla sua pelle con 5 anni di carcere e 30.000 euro di multa le sue azioni solidali, il giovane francese non ha interrotto il suo impegno, ed è stato arrestato ancora mercoledì scorso mentre indicava i sentieri verso la Francia a tre ragazzi eritrei.
Mentre l’agricoltore solidale si trovava ancora in stato di fermo, nella sua fattoria facevano irruzione nella mattinata di ieri una ventina di poliziotti francesi in tenuta antisommossa, che hanno proceduto all’ennesimo rastrellamento e all’arresto dei migranti irregolari che si trovavano sul posto.
Cédric non è l’unico abitante della Valle che rischia il carcere per questo impegno, sono un centinaio gli abitanti più attivi dell’associazione “Roya Citoyenne” e già una decina tra contadini, insegnanti, avvocati e agricoltori hanno subito denunce, multe, arresti perquisizioni.
Ma nonostante la repressione continua, in Val Roja non hanno alcuna intenzione di fermarsi finché le politiche di frontiera non cambieranno. Da quando infatti, due anni fa, la Francia ha chiuso la frontiera, centinaia di migranti, nel tentativo di eludere i controlli della polizia, arrivano in Val Roja per passare il confine. In questo tentativo camminano lungo l’autostrada, percorrono sentieri impervi e vanno a piedi lungo le linee ferroviarie. Negli ultimi mesi sono morte cinque persone, ma i cittadini della Val Roja ritengono che possano essere anche di più, per questo hanno deciso di ribellarsi alle leggi che determinano questa situazione.
Dopo mesi di attività clandestina, come spiega lo stesso Cédric Herrou ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, i solidali della Valle hanno deciso di uscire allo scoperto: “Se continuavamo ad aiutare di nascosto, non avremmo potuto mostrare al mondo che c’è questo problema, e i politici non lo stanno assolutamente gestendo”.
Sottolinea Cédric, che aggiunge: “Se vedo delle persone in grave pericolo, e l’unica soluzione è caricarli con me, io li porto con me e non capisco come questo possa essere vietato”. “Il silenzio è complice in questa situazione: la Francia sta violando diritti fondamentali con la sua politica delle frontiere, la frontiera uccide chi vuole passare. La verità è che la gente muore, e la Francia è responsabile di questi morti. E se la polizia francese respinge in Italia i minori che hanno pieno diritto di chiedere Asilo in Francia – aggiunge -, caricandoli sui treni verso l’Italia nascondendoli alla polizia italiana, sono loro a commettere illegalità, e non capisco perché gli italiani non dicano nulla”. “Ma non è condannandomi o mettendomi in prigione che risolveranno il problema – conclude Cédric – e se devo pagare con il carcere per aver salvato delle persone penso che questo sia un onore e non un sacrificio”.
La sentenza sarà venerdì 10 febbraio, e di fronte al Tribunale di Nizza si sono già dati appuntamento centinaia di cittadini per manifestare la loro solidarietà con il giovane agricoltore che è diventato il simbolo di una Valle.
di Pietro Barabin
di Pietro Barabin
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