Mentre negli Stati Uniti le frontiere si chiudono anche ai profughi di guerra, questa mattina sono sbarcati all’aeroporto di Fiumicino una quarantina di uomini, donne e bambini siriani, arrivati dal Libano in tutta sicurezza grazie al progetto ecumenico dei corridoi umanitari realizzato da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, Tavola Valdese.
Provengono da Aleppo, Homs e Damasco e con il loro arrivo oggi sarà raggiunta la cifra di 540 persone giunte in Italia dall’inizio del progetto, avviato il 15 dicembre 2015 dopo la firma di un accordo con i ministeri degli Esteri e dell’Interno. Il piano prevede mille arrivi entro il 2017.
Ad accoglierli c’è anche Nour Essa, una ragazza siriana di Damasco di 31 anni. Arrivò in Italia da Lesbo in aereo con Papa Francesco e oggi, dopo alcuni lavori come assistenza agli anziani, è in attesa di iniziare a lavorare in qualità di biologa all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. “Voglio inviare un messaggio a Trump”, dice attorniata dai suoi concittadini siriani: “Siamo tutti fuggiti da una guerra. Non siamo terroristi e chiudere le porte non è la soluzione per fermare il terrorismo”. Poi volgendo il pensiero a Francesco e al giorno in cui ha preso con lui l’aereo per Roma, aggiunge: “E’ stato fantastico, un’esperienza meravigliosa. In un giorno la mia vita e quella della mia famiglia è cambiata completamente. Il Papa è un uomo semplice e gentile. E’ un esempio per tutti i leader religiosi, perché usa la religione per servire il mondo e salvare le persone”.
Fatima viene invece da Homs. Scappata dalla Siria, si è ritrovata in Libano in un campo profughi senza documenti. Ad Homs ha lasciato la madre e il fratello con cui da tre mesi ha perso contatto. Le si avvicina una giornalista americana per esprimere la sua solidarietà e a lei Fatima dice: “Le barriere non vanno bene, non servono. Tutti, musulmani e cristiani, tutti possiamo vivere insieme e insieme aspirare a un mondo di pace”.
Ad accoglierli c’è anche Nour Essa, una ragazza siriana di Damasco di 31 anni. Arrivò in Italia da Lesbo in aereo con Papa Francesco e oggi, dopo alcuni lavori come assistenza agli anziani, è in attesa di iniziare a lavorare in qualità di biologa all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. “Voglio inviare un messaggio a Trump”, dice attorniata dai suoi concittadini siriani: “Siamo tutti fuggiti da una guerra. Non siamo terroristi e chiudere le porte non è la soluzione per fermare il terrorismo”. Poi volgendo il pensiero a Francesco e al giorno in cui ha preso con lui l’aereo per Roma, aggiunge: “E’ stato fantastico, un’esperienza meravigliosa. In un giorno la mia vita e quella della mia famiglia è cambiata completamente. Il Papa è un uomo semplice e gentile. E’ un esempio per tutti i leader religiosi, perché usa la religione per servire il mondo e salvare le persone”.
Fatima viene invece da Homs. Scappata dalla Siria, si è ritrovata in Libano in un campo profughi senza documenti. Ad Homs ha lasciato la madre e il fratello con cui da tre mesi ha perso contatto. Le si avvicina una giornalista americana per esprimere la sua solidarietà e a lei Fatima dice: “Le barriere non vanno bene, non servono. Tutti, musulmani e cristiani, tutti possiamo vivere insieme e insieme aspirare a un mondo di pace”.
Il gruppo è arrivato questa mattina molto presto a Roma con un volo dal Libano e tutti, prima di sbarcare in Italia, hanno espletato all’areoporto di Fiumicino i controlli e gli exit-permit secondo il protocollo di intesa con il ministero dell’Interno. Sono esausti ma felici. Ora ad attenderli ci sono volontari della Sant’Egidio che li porteranno nelle diverse destinazioni in varie Regioni di Italia.
Kinana è arrivata a Roma con quattro figli. Esprime la sua gratitudine per il progetto che l’ha portata qui. “Sono contenta soprattutto per i miei figli, che finalmente possono vivere il loro futuro e il sogno di tornare a scuola e studiare”.
Leggi anche: Più di 540 profughi dalla Siria in sicurezza con i #corridoiumanitari! Grazie a quanti hanno realizzato il sogno! www.santegidio.org
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