Ansa Med
Roma - Un anno orribile quello che si è appena concluso sul fronte dei diritti umani in Bahrain. A dirlo è l'ultimo rapporto diffuso dal Bahrain Center for Human Rights, secondo cui il 2016 è stato l'anno peggiore dal 2011, quando esplosero le proteste contro la monarchia sunnita degli Al Khalifa, che regnano su di una popolazione a maggioranza sciita.
In tutto, documenta il Centro per i diritti umani, sono stati 1.106 gli arresti arbitrari, 1.541 le condanne (di cui 350 per reati politici), 204 le revoche della cittadinanza.
Decine di migliaia le violazioni rilevate dall'organismo che registra torture, persecuzioni di attivisti politici, artisti, giornalisti, ma anche oscuramenti della Rete e leggi restrittive in tema di libertà di espressione.
Fra gli arresti più illustri quello della nota attivista Zainab Al Khawaja, fermata a marzo scorso e poi costretta all'esilio da giugno, e la nuova detenzione (da giugno) dell'attivista e presidente del Bahrain Center for Human Rights, Nabeel Rajab, un processo al quale riprende l'8 febbraio.
E anche il 2017 non si preannuncia un buon anno. Dal 30 gennaio al 5 febbraio scorso, riferisce il Centro, sono stati 21 gli arresti arbitrari - fra questi anche un bambino - compiuti dalle autorità giudiziarie, mentre 36 persone sono state condannate (sia in primo che secondo grado) complessivamente a 364 anni di carcere, 9 ergastoli e una revoca di cittadinanza.
Non si fermano le proteste di piazza in varie parti del Regno (52 in tutto in 29 diversi villaggi dove è intervenuta la polizia).
Infine, a essere sotto attacco c'è sempre la libertà religiosa, con continui arresti, discriminazioni e persecuzioni di religiosi sciiti (che rappresentano circa il 70% dei 530mila cittadini del piccolo Stato), discriminati dalla monarchia sunnita e dal suo governo.
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