In piedi, da sola, davanti a un mezzo blindato della polizia. Così è stata immortala una manifestante durante gli scontri scoppiati il 14 febbraio alle porte di Manama, capitale del Bahrein, tra autorità e dimostranti sciiti.
La donna stava partecipando a un corteo per celebrare il sesto anniversario dall'inizio delle proteste contro il governo di orientamento sunnita, quando la polizia ha lanciato lacrimogeni e granate assordanti per impedire ai dimostranti di raggiungere la capitale.
Dal 2011 il piccolo Stato del Golfo è agitato da continue sommosse. Motore del dissenso è la maggioranza sciita della popolazione (circa il 70%) che accusa l'élite governativa di discriminazioni interconfessionali. Al governo, e alla famiglia reale Al-Khalifa, si continuano a chiedere maggiori diritti e libertà, ma in sei anni di battaglie ogni tentativo di protesta è stato brutalmente soffocato. Ciò che non sono riusciti a contenere è la volontà dei cittadini di ribellarsi.
La donna in mano ha un volantino con il volto dell'Ayatollah Sheikh Isa Ahmed Qassim, leader religioso sciita del Paese, e guida spirituale di Al Wefaq: il partito d'opposizione più grande del Bahrein
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