Al Cairo i tre appartamenti che costituiscono la sede del Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime della tortura sono stati sigillati (nella foto) da due funzionari scortati da un folto numero di agenti di polizia, in applicazione dell'ordinanza di chiusura del Centro emessa nel marzo 2016 dal ministero della Salute per pretestuose inadempienze a una non meglio specificata normativa ministeriale. Tra l'altro, l'ordinanza faceva riferimento a un solo appartamento, quello dove si trova l'ambulatorio.
Una manifestazione organizzata dal Centro Al Nadeem |
Al momento della chiusura lo staff del Centro non era presente, mentre è stato arrestato il portiere dell'edificio. La direttrice e cofondatrice del Centro, la dottoressa Aida Seif Al-Dawla, subito arrivata sul posto, è stata minacciata d'arresto.
Il Centro El Nadeem, fondato negli anni Novanta da Aida Seif Al-Dawla, Suzanne Fayyad e Magda Adly, si è preso cura di migliaia di vittime di violenza e tortura. Ha fornito sostegno a tantissime donne vittime di violenza sessuale e violenza domestica, anche attraverso il sostegno psicologico e legale.
In questi decenni il Centro è stato una costante spina nel fianco del governo egiziano, pubblicando rapporti sulle torture, sul diniego di cure mediche ai detenuti e sulle morti in carcere.
La decisione di chiudere il Centro El Nadeem rappresenta una pericolosissima escalation della repressione contro le organizzazioni non governative egiziane e rischia di costituire un precedente per dar luogo a ulteriori chiusure.
Lo scorso anno l'Unione europea aveva espresso contrarietà per il provvedimento di chiusura del Centro El Nadeem e forse per questo motivo la sua attuazione era stata rimandata. Evidentemente ora il governo del Cairo dev'essersi sentito incoraggiato ad agire dal pre-accordo su terrorismo e immigrazione annunciato appena due giorni fa.
di Riccardo Noury
di Riccardo Noury
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