Sembrava tutto finito, tutto perduto. Un piccolo paese destinato a scomparire, a non sentire più le grida dei bambini per strada, a vedere chiudere per sempre la scuola primaria aperta nel 1961 che aveva visto crescere e studiare tante generazioni di ragazzi.
Ma nel giro di pochi anni, la popolazione di Golzow, un paesino rurale della Germania, era scesa a soli 835 abitanti. Pochi, troppo pochi. Anche per mettere insieme il numero di studenti necessari per costituire una classe. Lo spettro di vedere impolverati banchi, sedie e lavagne della scuola era quanto mai concreto. «Molte persone sono partite negli ultimi anni» ha spiegato Gabi Thomas, direttore della scuola.
Fino a quando Frank Schütz, sindaco di Golzow, non ha avuto un’idea partorita dalla sua accesa fantasia. E così, si è rivolto alle autorità locali per trovare famiglie di profughi con bambini in età scolari disponibili a trasferirsi nel suo centro, ad occupare alcuni degli appartamenti ormai vuoti del paese.
La scuola è stata salvata ed i profughi hanno anche trovato una nuova casa. Come Halima Taha, rifugiata siriana di 30 anni, costretta a fuggire dal suo Paese insieme al marito ed ai tre figli. «Non era una vita quella in Siria. Avevamo paura per tutto il tempo. Volevo solo vivere in pace, nient’altro».
Halima e la sua famiglia, quindi, dopo tre anni e mezzo di viaggio sono arrivati in Germania per costruire un futuro diverso, migliore, sicuramente in pace. Arrivati al centro di accoglienza di Einsenhüttenstadt, vicino Brandeburgo – in cui è presente anche l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati) – hanno ricevuto la proposta di stabilirsi in un appartamento lasciato libero in un villaggio vicino. Hanno subito colto al volo l’occasione. Pochi mesi dopo, Halima e la sua famiglia, insieme ad un altro nucleo familiare siriani, sono andati a Golzow, portando con loro sei bambini particolarmente attesi per l’inizio del nuovo anno scolastico.
«Loro vogliono sapere come viviamo e noi vogliamo sapere come vivono loro». Halima e la sua famiglia hanno ottenuto lo status di rifugiato e i permessi di visto per vivere e lavorare in Germania per tre anni. Halima lavora part-time come interprete per un ente di beneficenza tedesca che si occupa proprio di richiedenti asilo. Suo marito, Fadi, è ancora in cerca di lavoro e sta cercando di prendere la patente di guida.
«Per noi, Golzow è la nostra seconda famiglia. Ma, naturalmente, tutto quello che vogliamo è che si fermi la guerra in Siria in modo da poter tornare a casa – ha aggiunto Halima – dove vorrei tornare un giorno con i bambini. Nel frattempo i bambini devono andare a scuola, impegnarsi e riuscire a trovare un buon lavoro. E qui siamo al sicuro».
Dalla guerra in siria alla tranquilla Golzow
L’intuizione del primo cittadino ha avuto un incredibile successo. Sono subito arrivate tre famiglie siriane con bambini che, seppur un po’ più grandi dei loro compagni di classe, hanno contribuito a raggiungere il minimo richiesto di 15 alunni.
La scuola è stata salvata ed i profughi hanno anche trovato una nuova casa. Come Halima Taha, rifugiata siriana di 30 anni, costretta a fuggire dal suo Paese insieme al marito ed ai tre figli. «Non era una vita quella in Siria. Avevamo paura per tutto il tempo. Volevo solo vivere in pace, nient’altro».
Halima e la sua famiglia, quindi, dopo tre anni e mezzo di viaggio sono arrivati in Germania per costruire un futuro diverso, migliore, sicuramente in pace. Arrivati al centro di accoglienza di Einsenhüttenstadt, vicino Brandeburgo – in cui è presente anche l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati) – hanno ricevuto la proposta di stabilirsi in un appartamento lasciato libero in un villaggio vicino. Hanno subito colto al volo l’occasione. Pochi mesi dopo, Halima e la sua famiglia, insieme ad un altro nucleo familiare siriani, sono andati a Golzow, portando con loro sei bambini particolarmente attesi per l’inizio del nuovo anno scolastico.
L’integrazione nella comunita’
Kamala ha dieci anni. E’ la figlia di Halima ed è una studentessa brillante. E’ tra le salvatrici della scuola ed oggi le sue materie preferite sono matematica, musica e sport. Halima, come i suoi genitori, ormai si è perfettamente integrata con gli abitanti del paese e piano, piano sta conoscendo le tradizioni della Germania e, a sua volta, sta facendo conoscere le tradizioni siriane.
«Loro vogliono sapere come viviamo e noi vogliamo sapere come vivono loro». Halima e la sua famiglia hanno ottenuto lo status di rifugiato e i permessi di visto per vivere e lavorare in Germania per tre anni. Halima lavora part-time come interprete per un ente di beneficenza tedesca che si occupa proprio di richiedenti asilo. Suo marito, Fadi, è ancora in cerca di lavoro e sta cercando di prendere la patente di guida.
«Per noi, Golzow è la nostra seconda famiglia. Ma, naturalmente, tutto quello che vogliamo è che si fermi la guerra in Siria in modo da poter tornare a casa – ha aggiunto Halima – dove vorrei tornare un giorno con i bambini. Nel frattempo i bambini devono andare a scuola, impegnarsi e riuscire a trovare un buon lavoro. E qui siamo al sicuro».
Emiliano Moccia
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.