Huffington Post
Li chiamano "uomini-carretto". Perché non solo utilizzano grossi cassoni con le ruote per raccogliere tutto ciò che possono per sopravvivere, ma perché ci vivono dentro: ci dormono, ci mangiano, è la casa che si portano appresso per le vie della sterminata città. Parliamo di Jakarta, capitale dell'Indonesia, e del suo popolo di homeless: 30 mila, dieci volte più di Roma che ne conta circa 3 mila.
Sono per lo più loro - in assenza di servizio pubblico - a garantire la raccolta e la selezione dell'immondizia. E nel traffico congestionato di una capitale modernissima, dove le contraddizioni sono di casa e splendidi palazzi sorgono accanto a fogne a cielo aperto, si vedono muovere questi strani personaggi, in simbiosi con i loro cassoni, che sembrano arrivati da un'epoca lontana. Di notte il carretto, da strumento di lavoro, si trasforma in casa. E ci si dorme dentro da soli o, più spesso, con tutta la famiglia.
Anche in un'aerea metropolitana che supera i 30 milioni di abitanti gli "uomini-carretto" non possono però essere considerati "invisibili". Tutti li vedono, tanti sanno di loro, molti approfittano dei loro servizi, ma non si fermano. Come accade del resto anche nelle nostre città europee.
Come i nostri senza dimora, anche gli "uomini-carretto" indonesiani sono prima di tutto persone. Ci sono tra loro donne e bambini che hanno semplicemente bisogno di un po' di aiuto per riacquistare dignità e cercare di uscire dalla loro condizione. Ma se è vero che fra i tanti muri che crescono nel mondo c'è anche l'indifferenza, è altrettanto provato che anche quella può essere scossa.
Lo abbiamo visto in Italia, durante l'emergenza freddo, quando all'appello di Sant'Egidio hanno risposto in tanti. Non solo portando coperte, ma offrendosi per visitare i senza dimora. Si è creato in pochi giorni un movimento di solidarietà che continua dopo il freddo.
Anche a Jakarta, il muro si sta sgretolando. Il volontariato è un fenomeno decisamente recente, nelle società asiatiche, dominate dalla competitività e dal culto del profitto. Ma si va facendo strada l'esigenza di ricavare degli spazi di gratuità e di umanità, magari fermandosi con chi vive per strada e, appunto, dentro un carretto.
Così oggi, anche per le vie di Jakarta, è possibile incontrare gruppi di volontari, indonesiani che aiutano altri indonesiani, come la stessa Comunità di Sant'Egidio che ne assicura il sostegno, portando cibo, cercando risposte ai loro problemi, o semplicemente fermandosi a parlare, in controtendenza rispetto ad una società asiatica dove prevale la produttività sopra ogni cosa.
Un segnale importante per l'umanizzazione delle grandi metropoli mondiali, che ormai, nel bene e nel male, si assomigliano in tutti i continenti. E al tempo stesso per il dialogo, se si pensa che l'Indonesia è il Paese con più musulmani del mondo e che a svolgere questo tipo di volontariato sono, in gran parte, giovani e adulti cristiani.
Roberto Zuccolini
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