Udienza ai partecipanti al Forum internazionale dei popoli autoctoni promosso dall’Ifad: «Non permettete che le nuove tecnologie distruggano la saggezza dei popoli»
In un momento in cui l’umanità «sta peccando gravemente nel non prendersi cura della terra», le popolazioni indigene non permettano che «le nuove tecnologie» che «distruggono la terra», «l’ecologia», «l’equilibrio ecologico», finiscano anche «per distruggere la saggezza dei popoli».
Questo il mandato consegnato oggi da Papa Francesco ai partecipanti al terzo Forum internazionale dei popoli autoctoni, che si è svolto dal 10 al 13 febbraio a Roma, nella sede dell’Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), di cui ricorre quest’anno il 40esimo anniversario dell’istituzione.
Il Pontefice li ha incontrati nell’auletta dell’Aula Paolo VI, poco prima dell’udienza generale, accompagnati da monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e il vicepresidente dell’Ifad, Michel Mordasini.
Soffermandosi sui temi del Forum, Papa Francesco ha sottolineato quale sia «il problema essenziale» di una maggiore responsabilizzazione economica dei Popoli autoctoni, ovvero «conciliare il diritto allo sviluppo, compreso quello sociale e culturale, con la tutela delle caratteristiche proprie degli indigeni e dei loro territori». Questo, ha detto Bergoglio, è evidente soprattutto «quando si vanno a strutturare attività economiche che possono interferire con le culture indigene e la loro relazione ancestrale con la terra». In quel caso deve prevalere l’esigenza di un «consenso previo e informato» da parte delle popolazioni locali, ha rimarcato il Pontefice citando l’articolo 32 della Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni. «Solo così è possibile assicurare una collaborazione pacifica tra autorità governative e popoli indigeni, superando contrapposizioni e conflitti».
Il Papa ha quindi incoraggiato l’elaborazione di linee-guida e di progetti che siano «inclusivi dell’identità indigena, con una speciale attenzione per i giovani e le donne». «Inclusione e non solo considerazione!» ha affermato, che per i governi significa «riconoscere che le Comunità autoctone sono una componente della popolazione che va valorizzata e consultata e di cui va favorita la piena partecipazione, a livello locale e nazionale». «Non si può permettere una emarginazione o una divisione in classi: prima classe, seconda classe... Integrazione con piena partecipazione», ha ribadito Papa Francesco.
E ha concluso sottolineando che a questa necessaria «road map» può contribuire efficacemente l’Ifad «con i suoi finanziamenti e la sua competenza», tenendo ben presente che «uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso».
PAOLO PETRINI
Il Pontefice li ha incontrati nell’auletta dell’Aula Paolo VI, poco prima dell’udienza generale, accompagnati da monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e il vicepresidente dell’Ifad, Michel Mordasini.
Soffermandosi sui temi del Forum, Papa Francesco ha sottolineato quale sia «il problema essenziale» di una maggiore responsabilizzazione economica dei Popoli autoctoni, ovvero «conciliare il diritto allo sviluppo, compreso quello sociale e culturale, con la tutela delle caratteristiche proprie degli indigeni e dei loro territori». Questo, ha detto Bergoglio, è evidente soprattutto «quando si vanno a strutturare attività economiche che possono interferire con le culture indigene e la loro relazione ancestrale con la terra». In quel caso deve prevalere l’esigenza di un «consenso previo e informato» da parte delle popolazioni locali, ha rimarcato il Pontefice citando l’articolo 32 della Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni. «Solo così è possibile assicurare una collaborazione pacifica tra autorità governative e popoli indigeni, superando contrapposizioni e conflitti».
Il Papa ha quindi incoraggiato l’elaborazione di linee-guida e di progetti che siano «inclusivi dell’identità indigena, con una speciale attenzione per i giovani e le donne». «Inclusione e non solo considerazione!» ha affermato, che per i governi significa «riconoscere che le Comunità autoctone sono una componente della popolazione che va valorizzata e consultata e di cui va favorita la piena partecipazione, a livello locale e nazionale». «Non si può permettere una emarginazione o una divisione in classi: prima classe, seconda classe... Integrazione con piena partecipazione», ha ribadito Papa Francesco.
E ha concluso sottolineando che a questa necessaria «road map» può contribuire efficacemente l’Ifad «con i suoi finanziamenti e la sua competenza», tenendo ben presente che «uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso».
PAOLO PETRINI
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