Le donne sono la spina dorsale dell’Africa. Ma su di esse il continente non investe ancora abbastanza.
Ma andiamo con ordine. Secondo recenti stime, fornite dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), sono le donne africane a sopportare il peso del 70% del lavoro agricolo e a produrre circa il 90% degli alimenti.
Sempre secondo l’Ocse, il tasso di attività economica delle donne, che misura quanto partecipano all’offerta del lavoro, è tra i più alti al mondo, con un valore pari a 61,9. Nonostante questo, sono prevalentemente impiegate nel settore informale o occupano posti di lavoro poco qualificati. Ciò è testimoniato anche dai salari che percepiscono, che sono tra i più bassi al mondo.
Le donne scontano ancora le forti difficoltà ad accedere all’istruzione (a qualsiasi livello) e alle cure sanitarie. Solo il 67% di esse (contro il 72,6% degli uomini) ha la possibilità di frequentare corsi di istruzione primaria. E ciò, nonostante gli sforzi internazionali, come il secondo obiettivi di sviluppo del millennio che prevedeva di raggiungere l’istruzione primaria universale entro il 2015. Nel continente, poi, solo il 51% delle donne di età superiore ai 15 è in grado di leggere e scrivere (rispetto al 67,1% di tutti gli uomini). L’analfabetismo è quindi una battaglia da vincere.
Così come è da vincere la lotta per garantire una migliore assistenza sanitaria. La riduzione della mortalità materna è di gran lunga inferiore agli obiettivi internazionali. In Africa, si registrano infatti 866 decessi ogni 100mila nati vivi. Il peggiore valore al mondo, legato al fatto che molte donne partoriscono ancora senza un’assistenza medica e infermieristica qualificata.
Anche la società discrimina le donne. Nei codici di famiglia di molti Paesi, essere donna significa avere una quota minore nelle successioni o, in caso di divorzio, la quasi impossibilità di avere in affidamento i figli. In molte nazioni, sono pratiche comuni i matrimoni combinati e la poligamia. Rispetto alla media Ocse di 27,4 anni, le ragazze in Africa si sposano a soli 21,3 anni. Il 28% di esse a 20 anni è stata sposata almeno una volta.
Altre tradizioni quali le mutilazioni genitali femminili – che in alcuni Paesi riguardano il 95% di tutte le donne – non sono solo una violazione dei diritti umani fondamentali delle donne, ma anche un pesante fardello per il loro stato di salute e le conseguenti opportunità nel mercato del lavoro.
Per le donne africane, in questo 8 marzo 2017, il cammino verso la piena emancipazione è ancora irto di ostacoli.
Così come è da vincere la lotta per garantire una migliore assistenza sanitaria. La riduzione della mortalità materna è di gran lunga inferiore agli obiettivi internazionali. In Africa, si registrano infatti 866 decessi ogni 100mila nati vivi. Il peggiore valore al mondo, legato al fatto che molte donne partoriscono ancora senza un’assistenza medica e infermieristica qualificata.
Anche la società discrimina le donne. Nei codici di famiglia di molti Paesi, essere donna significa avere una quota minore nelle successioni o, in caso di divorzio, la quasi impossibilità di avere in affidamento i figli. In molte nazioni, sono pratiche comuni i matrimoni combinati e la poligamia. Rispetto alla media Ocse di 27,4 anni, le ragazze in Africa si sposano a soli 21,3 anni. Il 28% di esse a 20 anni è stata sposata almeno una volta.
Altre tradizioni quali le mutilazioni genitali femminili – che in alcuni Paesi riguardano il 95% di tutte le donne – non sono solo una violazione dei diritti umani fondamentali delle donne, ma anche un pesante fardello per il loro stato di salute e le conseguenti opportunità nel mercato del lavoro.
Per le donne africane, in questo 8 marzo 2017, il cammino verso la piena emancipazione è ancora irto di ostacoli.
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