Due testi irricevibili che costituiscono la “risposta sbagliata a problemi che esistono e che il Governo non sa affrontare in modo corretto”. Riunite in assemblea all’università La Sapienza di Roma, le principali voci del mondo dell’associazionismo condannano senza appello i due decreti Minniti-Orlando su sicurezza e decoro urbano e su immigrazione
Roma - Due testi irricevibili che costituiscono la “risposta sbagliata a problemi che esistono e che il Governo non sa affrontare in modo corretto”. Due decreti legge che inseguono la destra sul piano culturale, riproponendo quando fatto col pacchetto sicurezza di Maroni del 2008. Riunite in assemblea all’università La Sapienza di Roma, le principali voci del mondo dell’associazionismo e del volontariato, condannano senza appello i due decreti Minniti-Orlando su sicurezza e decoro urbano e su immigrazione, in discussione alla Camera e al Senato. “Consideriamo questi testi irricevibili, perché non abbiamo bisogno di provvedimenti urgenza che vadano in questa direzione – spiega Filippo Miraglia, vicepresidente di Arci nazionale -. Ora dobbiamo capire come contrastare questi due provvedimenti che hanno una portata politica devastante”.
Decreto immigrazione: la vera risposta sono i canali legali e l’inclusione di chi arriva. Per Paolo Morozzo Della rocca della Comunità di Sant’Egidio il decreto Orlando-Minniti che ridisegna le procedure per la protezione internazionale e l’accoglienza “costituisce la risposta sbagliata a una serie di problemi veri. È vero che ci sono molti richiedenti asilo, è vero che le procedure durano troppo, è vero che alla fine di un lungo periodo molti dei richiedenti asilo si ritrova senza protezione, senza permesso – spiega -. Una risposta ragionevole a questi problemi è possibile, ma non è quella verso cui va questo decreto. Servirebbe, infattii una vera inclusione sociale delle persone che hanno rischiato la vita e che, una volta bocciati senza appello davanti alla commissione, si trasformeranno da richiedenti asilo a clandestini. Il decreto le tratta come non persone stipandole in un vagone merci del malandato treno che è il nostro sistema di giustizia”. Per Della Rocca la vera riforma urgente sarebbe costruire un sistema di accoglienza e investire sui canali legali sicuri.
Decreto sicurezza e decoro urbano: “Non serve, i reati sono in diminuzione”. L’altro decreto, quello sul decoro urbano, che dà più poteri ai sindaci, per Patrizio Gonnella di Antigone e Cild, non è altro che una “riproposizione del decreto Maroni del 2008: la soluzione sbagliata a un problema che non esiste, che insiste su clochard, tossicodipendenti, rom, rovistatori, con un apparato sanzionatori forte – spiega -. C’era necessità di questo decreto d’urgenza? Secondo noi no: l’indice di criminalità dei reati non è in aumento. Lo stesso ministro degli Interni, un mese e mezzo fa ha esposto un rapporto di polizia sulle denunce relative alle rapine, ai furti fino alle violenze sessuali, dicendo che c’è un calo tra 6 e il 12 per cento e che complessivamente dal 2011 a oggi la flessione è stata del 9 per cento. Nonostante questo si fa il decreto sicurezza: come tutti i manifesti populistici è sganciato dall’ evidenza empirica”. Gonnella ha ricordato che finora l’unica voce critica rispetto al decreto è stata quella del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. “Per il resto tutti i sindaci sono d’accordo, tutta la destra ha applaudito – aggiunge - Penso che sia una cattiva previsione elettorale perché le persone preferiranno l’originale alla copia. Il problema è che se per il decreto immigrazione vedo spazi di modifica, dopo le critiche di Anm e Csm, in questo caso no, non ci sono voci istituzionali che hanno detto che è pericoloso”.
Società civile ha il dovere di intervenire: siamo pronti anche a disobbedire. Grazia Naletto, di Lunaria e Sbilanciamoci, ha ricordato che i due decreti avranno anche grande impatto sull’orientamento del dibattito pubblico. “Pensiamo che sia necessaria una risposta maggiore da parte della società civile nel suo insieme – sottolinea – anche per rispondere correttamente nel dibattito pubblico orientato in maniera securitaria su questo tema”.
Per Don Armando Zappolini, presidente del Cnca, oltre all’importanza di fare rete, c’è la necessità di “non accettare in maniera chiara questa negazione dei diritti. Dobbiamo essere pronti anche a disobbedire”, afferma.
Sulla stessa scia Liliana Ocmin, della Cisl: “il tema dell’immigrazione non è un problema ma una opportunità, dobbiamo ribadirlo e chiedere sempre più politica e meno rigore”.
Antonio Russo, delle Acli, ha ricordato che “questa decretazione di urgenza non agisce solo sugli immigrati ma anche su tutti quei poveri che hanno raggiunto cifra 5 milioni. L’obiettivo è lasciare fuori quelli che non ce la fanno”.
Anche per Chiara Peri del Centro Astalli “questi decreti sembrano rispondere più alla percezione che alla realtà. I numeri degli arrivi, pur se superiori alla media, restano contenuti – aggiunge - Non sono i 180 mila sbarcati dello scorso anno a giustificare tutto questo: il sistema dell’accoglienza, delle commissioni e dell’appello faticavano anche quando numeri erano tutt’altro. Il problema è l’impostazione di fondo che vede queste persone come dei pacchi”. (ec)
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