Il Giornale
Il Consiglio superiore della Magistratura boccia la norma con cui il governo voleva sopprimere un grado di giudizio nei ricorsi dei "diniegati"
Mentre il governo studia un modo per limitare i ricorsi per i richiedenti asilo, ai migranti arriva un aiuto da un alleato decisamente inaspettato: il Consiglio Superiore della Magistratura.
Che in un parere approvato dal plenum ha bocciato il decreto Minniti-Orlando che ridisegna l'impalcatura della procedure per richiedere le varie forme di protezione internazionale nel nostro Paese. L'iniziativa è stata fra le prime del governo Gentiloni, che sulla spinta dell'attivismo del nuovo ministro dell'Interno Marco Minniti ha messo mano al farraginoso sistema dei ricorsi per chi si vede negare l'asilo politico o una delle altre forme di protezione.
In particolare, si introduce un emendamento che per i ricorsi in Cassazione prevede l'obbligo di firma del ricorrente (cioè del migrante) "in data successiva alla comunicazione del decreto impugnato": questo per evitare che gli avvocati incamerassero le firme dei cosiddetti "diniegati" per poi avviare l'iter del ricorso in automatico ed incassare dallo Stato la relativa parcella, a prescindere dal fatto che lo straniero si interessasse poi o meno all'iter giudiziario. Questo in aggiunta a una serie di norme volte a limitare il più possibile la durata dei processi e soprattutto dei ricorsi nei tre gradi di giudizio.
La misura più vistosa fra quelle previste è però la soppressione dell'appello, dimuinuendo la possibilità di fare ricorso da due a una sola volta.
Il Csm però ha eccepito che "il decreto, contenente la soppressione dell'appello, contiene una diffusa compressione delle garanzie del richiedente" e che il ricorso alla videoconferenza limiterebbe le garanzie del contraddittorio di persone già di per sè vulnerabili di cui si giudicano i diritti fondamentali.
Osservazioni tanto rilevanti che hanno spinto il governo, racconta La Stampa, a emendare il decreto secondo le indicazioni del Csm, come già annunciato dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro.
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