Un brano tratto dal saggio di Andrea Riccardi, «La forza disarmata della pace»,
sulla forza delle idee contro la guerra, in uscita per Jaca Book il 16 marzo
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Le guerre non sempre e non facilmente s’isolano in una determinata regione del mondo. C’è un contagio transnazionale dell’instabilità.
La costruzione della pace in altri Paesi non è solo un impegno morale, ma alla fine è anche pensare in qualche modo alla propria sicurezza. Del resto l’impegno per la pace di un Paese e le missioni di pace danno dignità a uno Stato anche di fronte ai suoi cittadini.
Come agire di fronte a conflitti complessi, di fronte a ragioni e torti tanto interconnessi, a intrichi d’interessi, a storie contorte? E poi a che serve? Sono domande concrete, cui bisogna rispondere. In fondo, il movimento per la pace si è scoraggiato, non solo per le sue sconfitte di fronte alle decisioni di guerra, ma anche per la complicazione politica dei conflitti con cui si è misurato.
Al tempo della Guerra fredda, si sapeva con chi stare, a seconda della propria collocazione politico-ideologica. Occorre riflettere sullo spaesamento del cittadino del mondo globale, che porta a undisinteresse dalle problematiche della pace. Come superare queste difficoltà?
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