È stata definitivamente approvata la legge che impedisce l’importazione nell’Unione europea di tungsteno, stagno, tantalio e oro provenienti da zone di guerra.
Dopo il sì del Parlamento di Strasburgo, anche il Consiglio europeo ha dato il via libera all’inizio della settimana. Il testo entrerà però in vigore solo a partire dal 2021. In questi quattro anni, gli importatori europei potranno adeguare la loro struttura commerciale alla direttive dettate dalla nuova normativa.
In base alla nuova legge, gli importatori dovranno garantire che non c’è alcun legame tra la loro catena di approvvigionamento e i gruppi ribelli che operano nelle regioni in cui vengono estratti i minerali. «I gruppi armati – ha spiegato Wendy Borg, portavoce della Presidenza Ue – spesso fanno uso di lavoro forzato nelle miniere e utilizzano i proventi della vendita per finanziare le loro attività criminali». L’Unione europea non ha individuato quali siano le «zone di conflitto», anche se la Repubblica Democratica del Congo è stato spesso spesso menzionata nel corso del dibattito durato circa tre anni.
Il nuovo regolamento dovrebbe coprire almeno il 95% di tutti i metalli e di minerali importati in Europa. Tantalio, tungsteno, stagno e oro sono minerali importantissimi per l’industria elettronica. Senza di essi non ci sarebbero infatti telefoni cellulari, né computer, né tablet. Senza l’oro proveniente dai Paesi del Sud del Mondo anche la prestigiosa industria orafa (soprattutto quella italiana) avrebbe seri problemi.
Le organizzazioni della società civile sono parzialmente soddisfatte. Se è vero che la normativa pone alcuni limiti all’importazione delle materie prime, è anche vero che la legge non si applica ai prodotti finiti. «Prendiamo l’esempio dei telefoni cellulari “made in China” – afferma Emily Norton, portavoce di Global Witness, Ong che lavora contro lo sfruttamento delle risorse naturali -, essi possono contenere minerali provenienti da zone di conflitto dove molti Paesi asiatici continueranno a rifornirsi. Questi cellulari potranno però essere importati nell’Unione europea perché le nuove norme non lo vietano espressamente». Le Ong lamentano anche il fatto che Bruxelles ha escluso dalla norma il cobalto, minerale anch’esso controverso.
Al di là delle lacune, frutto di compromessi tra le forze politiche, la legge rappresenta un importante passo avanti nella direzione di un maggior rispetto dei diritti umani delle popolazioni del Sud del mondo. La sua approvazione avviene inoltre in un momento in cui una norma simile, lo statunitense Dodd Franck Act, adottato sotto la Presidenza di Barack Obama, potrebbe essere abrogato dall’attuale Presidente Donald Trump.
In base alla nuova legge, gli importatori dovranno garantire che non c’è alcun legame tra la loro catena di approvvigionamento e i gruppi ribelli che operano nelle regioni in cui vengono estratti i minerali. «I gruppi armati – ha spiegato Wendy Borg, portavoce della Presidenza Ue – spesso fanno uso di lavoro forzato nelle miniere e utilizzano i proventi della vendita per finanziare le loro attività criminali». L’Unione europea non ha individuato quali siano le «zone di conflitto», anche se la Repubblica Democratica del Congo è stato spesso spesso menzionata nel corso del dibattito durato circa tre anni.
Il nuovo regolamento dovrebbe coprire almeno il 95% di tutti i metalli e di minerali importati in Europa. Tantalio, tungsteno, stagno e oro sono minerali importantissimi per l’industria elettronica. Senza di essi non ci sarebbero infatti telefoni cellulari, né computer, né tablet. Senza l’oro proveniente dai Paesi del Sud del Mondo anche la prestigiosa industria orafa (soprattutto quella italiana) avrebbe seri problemi.
Le organizzazioni della società civile sono parzialmente soddisfatte. Se è vero che la normativa pone alcuni limiti all’importazione delle materie prime, è anche vero che la legge non si applica ai prodotti finiti. «Prendiamo l’esempio dei telefoni cellulari “made in China” – afferma Emily Norton, portavoce di Global Witness, Ong che lavora contro lo sfruttamento delle risorse naturali -, essi possono contenere minerali provenienti da zone di conflitto dove molti Paesi asiatici continueranno a rifornirsi. Questi cellulari potranno però essere importati nell’Unione europea perché le nuove norme non lo vietano espressamente». Le Ong lamentano anche il fatto che Bruxelles ha escluso dalla norma il cobalto, minerale anch’esso controverso.
Al di là delle lacune, frutto di compromessi tra le forze politiche, la legge rappresenta un importante passo avanti nella direzione di un maggior rispetto dei diritti umani delle popolazioni del Sud del mondo. La sua approvazione avviene inoltre in un momento in cui una norma simile, lo statunitense Dodd Franck Act, adottato sotto la Presidenza di Barack Obama, potrebbe essere abrogato dall’attuale Presidente Donald Trump.
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