La Repubblica - Bologna
Accolto dal Presidente della Repubblica il ricorso dell'associazione Avvocato di strada contro un'ordinanza di Molinella, secondo cui "la questua lede l'immagine della città"
Bologna - Un conto è l'accattonaggio molesto e insistente. Un conto è chiedere qualche spicciolo con il capo chino, in silenzio. Il Presidente della Repubblica ha accolto (recependo il parere del Consiglio di Stato) il ricorso dell'associazione bolognese Avvocato di strada, che tutela i senza fissa dimora, contro un'ordinanza emessa nel 2015 dal sindaco di Molinella, Dario Mantovani, espressione del Pd, che prevedeva multe da 25 a 500 euro per chi chiedeva spiccioli ai passanti.
L'ordinanza. Emessa il 6 marzo 2015, puntava a contrastare condotte "che costituiscono sovente un diversivo preordinato ad agevolare la commissione di attività illecite, quali borseggi e scippi, o comunque, essendo spesso perpetrate con modalità invasive ed aggressive, talvolta degenerano in più gravi episodi di inciviltà e maleducazione".
Tale fenomeno "provoca disagio ed insicurezza nella popolazione di questo Comune, lede l’immagine della città e suscita una percezione distorta e difforme della realtà in relazione alle iniziative sociali assunte dall’Amministrazione comunale nei confronti della povertà", che presta "ogni genere di assistenza in favore di soggetti italiani e stranieri in comprovato stato di bisogno attraverso specifici programmi di sostegno materiale e contrasto all’indigenza".
E dunque era vietato "porre in essere forme di accattonaggio, con qualunque modalità, in ogni spazio pubblico o aperto al pubblico del territorio comunale, con particolare riferimento alle seguenti aree ed alle zone prospicienti alle medesime: edifici di culto, ospedale, case di cura e case di ricovero, sedi delle istituzioni preposte al soccorso ed alla sicurezza, stazione ferroviaria, fermate dei mezzi di trasporto pubblico di linea e non di linea, cimiteri, parchi, parcheggi, aree mercatali, aree commerciali, zone annonarie e luoghi di spettacoli". Pena la multa da 25 a 500 euro e la confisca del denaro ottenuto dalla questua.
Il ricorso di Avvocato di strada. Con un ricorso straordinario al Consiglio di Stato l'associazione bolognese Avvocato di strada, tutelando una donna di Molinella che chiedeva l'elemosina, chiedeva di sospendere l'ordinanza citando sentenze della Corte costituzionale per cui la questua non può essere oggetto di repressione "se si limita alla semplice richiesta di aiuto". Il Consiglio di Stato, esaminata l'ordinanza, oltre a contestarne la sostanza, ne critica anche la forma, perché il tema non si presta al ricorso a uno strumento per tematiche "urgenti e contingibili". Inoltre, "l'ordinanza appare travalicare il principio di proporzionalità laddove - prendendo a presupposto una situazione di un'estesa presenza di soggetti questuanti in forma petulante e molesta i cui scopi sarebbero stati in realtà commissione di attività illecite - vieta, a tempo indeterminato, ogni possibilità di richiedere un semplice aiuto in prossimità di luoghi tradizionali, quali quelli di culto o di istituzioni preposte al soccorso. In conclusione, l'ordinanza deve ritenersi illegittima e il ricorso accolto".
Con la decisione notificata ieri dal Quirinale, il presidente della Repubblica recepisce il parere del Consiglio di Stato, stabilendo dunque, come sintetizza l'associazione, che "il sindaco non può in nessun caso colpire con provvedimenti punitivi chi si limita a chiedere l’elemosina senza molestare o infastidire nessuno". "Un conto è importunare la gente con comportamenti insistenti o violenti: per casi come questi – sottolinea l’avvocato Fabio Iannacone, firmatario del ricorso – la legge italiana prevede già delle sanzioni. Ma perché multare anche chi semplicemente chiede l’elemosina seduto in silenzio e magari con gli occhi bassi per pudore? Lo vogliamo punire perché è povero? L’ordinanza ci sembrava un modo
per accanirsi contro persone deboli e indifese". "Chi chiede l’elemosina – aggiunge il presidente dell’associazione Antonio Mumolo – generalmente lo fa perché non ha nessuna altra possibilità. Spesso sono persone che hanno semplicemente perso il lavoro e che sono finite in strada perché prive di qualsiasi reddito. Se gli si fa una multa non li si toglie dalla strada, semplicemente si aggrava ancora di più la loro situazione".
di Micol Lavinia Lundari
Il ricorso di Avvocato di strada. Con un ricorso straordinario al Consiglio di Stato l'associazione bolognese Avvocato di strada, tutelando una donna di Molinella che chiedeva l'elemosina, chiedeva di sospendere l'ordinanza citando sentenze della Corte costituzionale per cui la questua non può essere oggetto di repressione "se si limita alla semplice richiesta di aiuto". Il Consiglio di Stato, esaminata l'ordinanza, oltre a contestarne la sostanza, ne critica anche la forma, perché il tema non si presta al ricorso a uno strumento per tematiche "urgenti e contingibili". Inoltre, "l'ordinanza appare travalicare il principio di proporzionalità laddove - prendendo a presupposto una situazione di un'estesa presenza di soggetti questuanti in forma petulante e molesta i cui scopi sarebbero stati in realtà commissione di attività illecite - vieta, a tempo indeterminato, ogni possibilità di richiedere un semplice aiuto in prossimità di luoghi tradizionali, quali quelli di culto o di istituzioni preposte al soccorso. In conclusione, l'ordinanza deve ritenersi illegittima e il ricorso accolto".
Con la decisione notificata ieri dal Quirinale, il presidente della Repubblica recepisce il parere del Consiglio di Stato, stabilendo dunque, come sintetizza l'associazione, che "il sindaco non può in nessun caso colpire con provvedimenti punitivi chi si limita a chiedere l’elemosina senza molestare o infastidire nessuno". "Un conto è importunare la gente con comportamenti insistenti o violenti: per casi come questi – sottolinea l’avvocato Fabio Iannacone, firmatario del ricorso – la legge italiana prevede già delle sanzioni. Ma perché multare anche chi semplicemente chiede l’elemosina seduto in silenzio e magari con gli occhi bassi per pudore? Lo vogliamo punire perché è povero? L’ordinanza ci sembrava un modo
per accanirsi contro persone deboli e indifese". "Chi chiede l’elemosina – aggiunge il presidente dell’associazione Antonio Mumolo – generalmente lo fa perché non ha nessuna altra possibilità. Spesso sono persone che hanno semplicemente perso il lavoro e che sono finite in strada perché prive di qualsiasi reddito. Se gli si fa una multa non li si toglie dalla strada, semplicemente si aggrava ancora di più la loro situazione".
di Micol Lavinia Lundari
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