È un’offensiva senza precedenti quella che si è scatenata contro le Ong, le organizzazioni non governative che con le loro navi salvano centinaia di vite nel Mediterraneo.
Tutto era iniziato il 15 dicembre del 2016, con un articolo del Financial Times. Il quotidiano britannico era venuto in possesso di un rapporto riservato di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, che parlava dei presunti legami tra i trafficanti di esseri umani e le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie. Ipotesi poi ripresa dal direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, che qualche settimana dopo in un’intervista a Die Welt aveva accusato le Ong di essere un fattore di attrazione (pull factor) per i migranti in fuga dalla Libia.
I sospetti di Frontex erano diventati poi elemento per la Procura di Catania, città in cui ha sede l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, per aprire un’indagine sulle Ong.
A tutte queste accuse e sospetti risponde il viceministro degli Esteri italiano Mario Giro, intervistato da Piero Bosio.
Viceministro, ancora in queste ore ci sono forze politiche che avanzano sospetti e denunce di legami tra Ong e trafficanti nel Mediterraneo. Lei che cosa dice?
“Il legame tra Ong e trafficanti è un problema che non esiste. La verità è che da qualche mese a questa parte le navi di Frontex si sono ritirate a nord di Malta e quindi sono rimaste solo le imbarcazioni delle Ong che vengono accusate di essere ‘pull factor’, cioè fattori di attrazione per le imbarcazioni con i migranti. In realtà il vero pull factor è la vicinanza dell’Europa all’Africa, cosa che credo non si possa cambiare. Chi accusa le Ong non conosce la verità di ciò che accade dall’altra parte del mare, in Africa, dove i ‘push factor’, cioè i fattori di spinta per partire, sono molto ma molto più forti di qualsiasi ipotetica attrazione da parte delle navi delle Ong. E questi fattori continueranno a esserci finché non avremo una politica integrata di gestione comune dei flussi insieme ai Paesi africani”.
Intanto c’è chi sostiene che le navi delle Ong entrano nelle acque libiche per prendere i migranti.
“No, questo non lo sostiene più nessuno, nemmeno la Procura di Catania, che oggi dice che si fermano ‘al limite’ (delle acque territoriali, ndr). Adesso è in corso un’indagine conoscitiva. Aspettiamo la magistratura, abbiamo piena fiducia. Se qualcuno ha fatto qualcosa che non doveva fare, naturalmente è giusto che venga punito ma io ho la ragionevole certezza che questi fatti finiranno in un nulla. Questa è una mia opinione, ovviamente aspettiamo la magistratura. In ogni caso abbiamo l’esigenza morale e politica di salvare le persone in mare e non prendiamocela con le Ong che fanno un ottimo lavoro, tra l’altro un lavoro che è monitorato passo a passo dal centro operativo della Guardia costiera che sta a Roma. Ogni movimento delle loro imbarcazioni è autorizzato dai permessi della Guardia costiera, quindi sarà facile rendersi conto di cosa si tratta”.
Lei dice questo ma Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, accusò le Ong di avvicinarsi troppo alle coste libiche e disse che “dobbiamo evitare di sostenere il business dei trafficanti andandoli a prendere”.
“Primo: il rapporto di Frontex è molto più complesso e le dichiarazioni di Leggeri non rispecchiano il rapporto di Frontex. Secondo: Frontex si è ritirato indietro e quindi loro vogliono coprire anche quello che stanno facendo o meglio quello che non stanno più facendo. Terzo: Leggeri mi dovrebbe spiegare prima di tutto perché scaricano tutti quanti in Italia e perché invece non si fanno carico dell’accoglienza anche in altri Paesi. Questo è il vero tema. Perché non è possibile che l’Italia rimanga l’unica a doversi far carico di tutti quelli che vengono salvati in mare. Leggeri nasconde questo fatto politico di primaria importanza, su cui vari governi italiani insistono da anni, e se la prende con i più deboli della catena che sono quelli che fanno un ottimo lavoro. Non mi sembra giusto”.
Come si spiega questa offensiva – chiamiamola così – da parte di Frontex sulle Ong?
“Prima ancora di Leggeri c’erano stati altri che avevano fatto alcune osservazioni in questo senso. Da un lato dà fastidio che ci siano delle entità indipendenti, come sono le Ong internazionali, che si interessano di un fatto che invece le polizie vorrebbero gestire in totale autonomia. Ma questo non è possibile, tutto avviene sotto gli occhi di tutti. Certamente la Libia è un inferno sotto ogni punto di vista. Il governo italiano sta perseguendo la via della riunificazione libica attraverso il negoziato e la trattativa. Ci vorrà del tempo. Naturalmente siamo tutti preoccupati di quello che succede nel Mediterraneo, però non si può fare nessun ragionamento al prezzo di vite umane”.
Osservando tutte queste polemiche contro le Ong non le pare che sia in atto una sorta di campagna di disinformazione sulle Ong, alimentando i sospetti su di loro?
“Quando, come adesso, si avvicinano le elezioni in maniera contemporanea in vari Paesi europei, il tema delle migrazioni, da qualunque punto di vista lo si voglia prendere, ritorna sempre in auge come questione politica. Io dico: togliamo il tema delle migrazioni dalle vicende politiche nazionali. Facciamone una vera politica europea così la smettiamo di strumentalizzare questo tema, che è di grande sofferenza umana, al fine di logiche politiche interne”.
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