Il commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha invitato l’Etiopia a liberare i prigionieri politici e ad aprire il proprio spazio civico.
Il funzionario ha concluso la sua visita in Etiopia giovedì 4 maggio e ha fatto sapere che al suo team è stato negato l’accesso nelle regioni in cui si sono svolte le proteste anti-governative. Dialogando con i media nella capitale etiope, Zeid Al Hussein ha sottolineato la necessità che l’ONU sia autorizzato a valutare la situazione. “Attualmente gli arresti effettuati superano i 26.000. Stando a questi dati è improbabile che le leggi di garanzia siano state osservate. Credo che il mio personale debba avere accesso alle aree colpite e rinnovo dunque la mia richiesta. In questo modo potrei meglio valutare la situazione e capire quale ulteriore sostegno può essere dato alle autorità, compreso ai funzionari di giustizia“.
Ha inoltre chiesto uno spazio civico molto più ampio e più libero in Etiopia e anche il rilascio dei prigionieri arrestati perché critici verso il governo. “Chiedo al governo di esaminare, se possibile, il rilascio degli individui il cui arresto sembra essere stato motivato dalla paura della critica, piuttosto che da prove che dimostrino il reale intento di voler rovesciare in modo violento il governo“.
La sua richiesta nasce da un precedente annuncio del governo etiopico di non permetterà indagini indipendenti sulle proteste avvenute nelle regioni di Oromo e Amhara.
Una commissione governativa ha indagato sulla situazione e ha riportato che circa 699 persone sono state uccise nelle violenza. Addis Ababa deve ancora commentare l’indagine.
Nel corso della sua visita di tre giorni Zeid Al Hussein ha incontrato il premier Hailemariam Dessalegn, capo della Commissione per i diritti umani dell’Etiopia.
Ha inoltre chiesto uno spazio civico molto più ampio e più libero in Etiopia e anche il rilascio dei prigionieri arrestati perché critici verso il governo. “Chiedo al governo di esaminare, se possibile, il rilascio degli individui il cui arresto sembra essere stato motivato dalla paura della critica, piuttosto che da prove che dimostrino il reale intento di voler rovesciare in modo violento il governo“.
La sua richiesta nasce da un precedente annuncio del governo etiopico di non permetterà indagini indipendenti sulle proteste avvenute nelle regioni di Oromo e Amhara.
Una commissione governativa ha indagato sulla situazione e ha riportato che circa 699 persone sono state uccise nelle violenza. Addis Ababa deve ancora commentare l’indagine.
Nel corso della sua visita di tre giorni Zeid Al Hussein ha incontrato il premier Hailemariam Dessalegn, capo della Commissione per i diritti umani dell’Etiopia.
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