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sabato 13 maggio 2017

USA. Trump riduce l'assistenza sanitaria nei Centri di detenzione per migranti

La Repubblica
Mentre la dialettica del presidente statunitense Donald Trump continua a sostenere il pugno di ferro contro l'immigrazione paventando muri sui confini e norme draconiane, le Ong statunitensi si interrogano sulle condizioni di detenzione dei migranti irregolari. 



Nel rapporto pubblicato in questi giorni "Indifferenza sistematica", Human Rights Watch e Civic, un gruppo di cittadini che chiedono la fine della pena detentiva per i reati connessi con l'immigrazione, denunciano la mancanza del servizio sanitario nazionale nei centri di reclusione dove sembra non raggiunga gli standard nazionali.

Malati irregolari. Le accuse più pesanti riguardano i costanti ritardi nelle diagnosi che andrebbero ovviamente a incidere sull'efficacia delle cure. Criticata anche la preparazione del personale che in diversi casi è stata giudicata insufficiente. Questi risultati sono il frutto delle ricerche svolte da medici indipendenti sui registri delle indagini del governo su 18 morti sospette tra i detenuti nei centri di immigrazione nell'arco di tempo che va dal 2012 al 2015. A questi vanno ad aggiungersi i racconti di ex detenuti, familiari e avvocati che hanno vissuto in modo più o meno diretto il dramma della prigionia.
La battaglia di Trump. "Nonostante i tentativi di riforma dell'amministrazione Obama - afferma Grace Meng, ricercatrice senior di Hrw - molte persone detenute nei centri per immigrati sono morte inutilmente. E dato che l'amministrazione Trump ha già annunciato di voler eliminare alcune riforme chiave per poter detenere ancora più immigrati, è probabile che più persone moriranno per malattie prevenibili". A spaventare dunque è la prospettiva di un maggior afflusso nelle prigioni di stato di migranti irregolari data la scarsezza dell'assistenza sanitaria al loro interno.
Ramos e gli altri. Dei 18 decessi avvenuti nei centri detentivi, sette sono stati attribuiti all'inadeguatezza delle cure mediche. Tra le vittime del sistema sanitario nazionale c'è Raul Ernesto Morales Ramos morto di tumore nel 2015 nel centro di Adelanto in California.
I sintomi ben presenti nei due anni precedenti al decesso sono stati ignorati dai medici che nonostante le preghiere del detenuto ne lo hanno visitato fino a un mese prima del suo decesso. Le storie di queste morti evitabili si susseguono e le assicurazioni del personale medico ascoltato dai ricercatori di Hrw che hanno sottolineato la prontezza di intervento laddove richiesto dai "pazienti detenuti" sono state smentite dai fatti e da storie come quella di Ramos. "Il numero dei casi che evidenziano una carenza medica - dice Christina Fialho, avvocato e direttrice esecutiva di Civic - chiede un'azione immediata. Le analisi dei medici indipendenti confermano quanto raccontato dagli ex detenuti. È tempo e passato di porre fine agli standard medici di basso livello che ogni anno danneggiano molte persone".
Frontiere sicure, persone no. Quanto emerge dallo studio fornito dalle due Ong, il Dipartimento di Stato statunitense manca di mezzi pratici per ovviare in breve tempo al miglioramento degli standard sanitari all'interno dei centri di detenzione per immigrati. Come al solito il problema sono i fondi da destinare al miglioramento del sistema che con poca lungimiranza il presidente Trump ha in programma di allargare. Gli Stati Uniti ad oggi detengono circa 400mila persone l'anno per una spesa di due miliardi di dollari. Il Tycoon ha chiesto un supplemento di finanziamento di 1,2 miliardi per potenziare la capacità di circa 34mila posti letto, fondi che probabilmente verranno presi in parte da quelli stanziati per la sicurezza delle frontiere. "Una riforma vera e propria fatta per proteggere i diritti di uomini, donne e bambini in caso di detenzione per motivi di immigrazione - conclude Meng - dovrebbe includere le leggi che spesso prevedono la prigionia in modo insensato"




di Chiara Nardinocchi

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