Sant'Egidio chiede al Parlamento italiano di non strumentalizzare una riforma attesa da anni
La Comunità di Sant’Egidio lancia un appello a tutte le forze in Parlamento perché non strumentalizzino il dibattito in corso sulla legge che riforma la concessione della cittadinanza agli stranieri. Trattare una materia così importante per il nostro Paese seguendo calcoli politico-elettorali, non fa bene a nessuno.
Occorre guardare al futuro con fiducia e non chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Qui non si tratta di decidere l’ingresso di nuove persone sul nostro territorio ma di riconoscere e dare dignità a chi lo abita da anni: minori già presenti in Italia perché vi sono nati e hanno frequentato le nostre scuole insieme ai figli degli italiani. Quindi uno “Ius culturae” che certifica e alimenta l’integrazione per migliaia di minori che si sentono già, a tutti gli effetti, nostri connazionali.
Sant’Egidio fu tra i primi a proporre una legge di riforma della cittadinanza nel lontano 2004. Proprio perché realtà non politica e profonda conoscitrice del fenomeno dell’immigrazione in Italia, sin dal suo inizio. Da allora, sempre per motivi strumentali, non si è mai avuto il coraggio di intraprendere vie legislative per cambiare norme che sono tra le più antiquate d’Europa.
Ora che per la prima volta la materia della cittadinanza viene discussa in Parlamento, con la possibilità di giungere all’approvazione di una legge, è necessario che le forze politiche siano responsabili e non continuino a sfruttare il tema dell’immigrazione per miopi fini elettorali.
In questi tempi difficili, segnati da gravi conflitti che coinvolgono il Mediterraneo e dal terrorismo, diventare italiani – se lo si è già di fatto - rende tutti noi più sicuri. Favorisce l’integrazione e incoraggia la crescita, anche economica, del nostro Paese dopo le recenti statistiche che parlano di un nuovo e preoccupante calo demografico in Italia.
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