Aydin Akay arrestato 9 mesi fa con l’accusa di aver appoggiato il golpe. Pressioni internazionali per liberarlo
Aydin Akay |
Fra tre giorni, mercoledì, la corte si riunirà per la terza volta ad Ankara ed emetterà il verdetto definitivo. Akay rischia, con l'accusa di "sostegno al terrorismo", dai 6 ai 15 anni di prigione. A nulla vale l'immunità diplomatica di cui gode come giudice speciale Onu per i Tribunali penali su Ruanda ed ex Jugoslavia. Pericoloso precedente. E a niente sono serviti i ripetuti appelli di organi internazionali. La Turchia è stata così deferita al Consiglio di sicurezza Onu. E ora una richiesta di incriminazione internazionale è pronta presso il Meccanismo dei Tribunali penali Onu contro il Presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, "per avere interferito con l'amministrazione della giustizia": la Turchia non ha mai risposto sul caso e non ha voluto rilasciare l'alto magistrato. Adesso si richiede di procedere.
In Italia vive la figlia del giudice, Meric, che studia pittura a Milano all'Accademia di Brera ed è sposata con un biologo italiano, Guido Trivellini. "Mio padre è un laico - spiega a Repubblica - è stato educato così, al confronto aperto. Ma ora nel mio Paese la stampa vicina al governo gli lancia critiche antisemite e infamanti. Da un lato scrivono di 'questo ebreo che fa parte delle Nazioni Unite', e dall'altro lo considerano di aver fatto parte del gruppo islamista accusato del golpe. Il 19 maggio sono finalmente riuscita a vederlo: fisicamente sta bene, anche se è dimagrito. Ma è lo spirito il più toccato. Sono in 6 persone in una cella per 4, libri vietati, giornali proibiti, mentalmente per lui è molto difficile".
Akay è docente universitario di Diritti umani ed è stato ambasciatore turco in Burkina Faso. Ha trascorso molti anni ad Arusha, lavorando per il tribunale Onu, è stato poi riconfermato dall'allora segretario generale Onu, Ban Ki Moon, acquisendo piena immunità diplomatica.
Ma la repressione seguita al golpe non è andata per il sottile ed è finito in guardina. Per lui si sta battendo la comunità internazionale. Theodor Meron, presidente del Meccanismo per i tribunali penali Onu, ne ha denunciato all'Assemblea generale l'arresto e la detenzione illegale. Ma le sue richieste di poterlo vedere, così come quelle dei rappresentanti Onu, sono sempre state respinte. A gennaio la Turchia è stata formalmente convocata all'Aia : nessuna delegazione ha mai risposto all'invito. A marzo Ankara è stata infine deferita al Consiglio di sicurezza.
L'altro giorno all'Onu si è tornati a discutere del caso e molti Paesi, tra cui Francia, Gran Bretagna e Svezia, hanno preso una posizione ferma sul riconoscimento dell'immunità al giudice e sul suo rilascio. Presso la Corte Europea per i diritti dell'Uomo di Strasburgo è attivo un ricorso. A Roma si sta muovendo l'Associazione nazionale magistrati e il Consiglio superiore della magistratura. E' un nuovo caso internazionale scottante, che tocca adesso anche l'Italia, e non mancherà di portare nuova attenzione verso la Turchia.
Marco Ansaldo
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