Non c'è alcuna prova di un legame tra le Ong e i trafficanti di uomini nel Mediterraneo. Nè che il lavoro delle Organizzazioni non governative alimenti l'esodo dall'Africa verso l'Europa. Lo afferma una ricerca realizzata dalla ‘Goldsmiths, University of London‘ dopo che il tema aveva monopolizzato il dibattito pubblico nei mesi scorsi.
Un tema destinato a fare discutere ancora, soprattutto con il miglioramento delle condizioni meteorologiche che favorisce le traversate del Mediterraneo. Lo studio smentisce l’accusa rivolta ai soccorritori secondo la quale le Ong attraggono i migranti, ‘mettono in pericolo la loro vita’ e incoraggiano i trafficanti a usare metodi ancora più pericolosi.
Cosa dice lo studio ‘Blaming the rescue’
Il rapporto ‘Accusare i soccorritori’ parla di una “campagna di delegittimazione e criminalizzazione scatenata contro le Ong”.
Il rapporto ‘Accusare i soccorritori’ parla di una “campagna di delegittimazione e criminalizzazione scatenata contro le Ong”.
Lo studio si occupa del fenomeno migratorio nel Mediterraneo centrale considerando le operazioni e i movimenti dei principali protagonisti del fenomeno:
Chi ha condotto la ricerca
La ricerca è stata condotta da Charles Heller e Lorenzo Pezzani, ricercatori a Goldsmiths, University of London, e fondatori del progetto Forensic Oceanography, un progetto d’inchiesta sulla militarizzazione dei confini e le politiche di migrazione nel Mediterraneo. Nancy Porsia, giornalista freelance ha curato l’analisi delle reti di trafficanti libici.
Il dossier descrive lo scenario che si creerebbe se si continuasse a screditare le operazioni di soccorso in mare delle Ong: potrebbero terminare o diminuire con “il rischio che molti più migranti muoiano nel Mediterraneo, così come accadde con l’operazione italiana Mare Nostrum nel 2014”, ha affermato Charles Heller di Goldsmiths.
- le operazioni guidate dall’Unione europea;
- la condotta della Guardia costiera libica;
- le strategie dei trafficanti;
- il ruolo delle Ong, le organizzazioni non governative;
- la disperazione dei migranti.
Chi ha condotto la ricerca
La ricerca è stata condotta da Charles Heller e Lorenzo Pezzani, ricercatori a Goldsmiths, University of London, e fondatori del progetto Forensic Oceanography, un progetto d’inchiesta sulla militarizzazione dei confini e le politiche di migrazione nel Mediterraneo. Nancy Porsia, giornalista freelance ha curato l’analisi delle reti di trafficanti libici.
Il dossier descrive lo scenario che si creerebbe se si continuasse a screditare le operazioni di soccorso in mare delle Ong: potrebbero terminare o diminuire con “il rischio che molti più migranti muoiano nel Mediterraneo, così come accadde con l’operazione italiana Mare Nostrum nel 2014”, ha affermato Charles Heller di Goldsmiths.
Aumentano le traversate e i morti
“Gli sforzi delle Ong per salvare i migranti nel Mediterraneo hanno avuto un ruolo fondamentale nel salvare vite umane, colmando il vuoto (operazione Mare Nostrum finita nel 2014) nelle attività di ricerca e soccorso” dell’Unione Europea e degli stati membri, si legge nel rapporto.
Le Ong non sono la causa dell’aumento delle traversate nel 2016. L’incremento degli arrivi di migranti da vari Paesi africani è in linea con le tendenze registrate negli anni precedenti. “Le traversate dal Marocco hanno registrato fra il 2015 e il 2016 un aumento del 46% nonostante la totale assenza di Ong impegnate attività di ricerca e soccorso (Sar) nell'area”.
Crisi economiche e politiche. “Le argomentazioni contro le Ong ignorano deliberatamente il peggioramento delle crisi economiche e politiche che colpiscono numerose regioni dell’Africa” dice Lorenzo Pezzani, ricercatore di Goldsmiths.
“Gli sforzi delle Ong per salvare i migranti nel Mediterraneo hanno avuto un ruolo fondamentale nel salvare vite umane, colmando il vuoto (operazione Mare Nostrum finita nel 2014) nelle attività di ricerca e soccorso” dell’Unione Europea e degli stati membri, si legge nel rapporto.
Le Ong non sono la causa dell’aumento delle traversate nel 2016. L’incremento degli arrivi di migranti da vari Paesi africani è in linea con le tendenze registrate negli anni precedenti. “Le traversate dal Marocco hanno registrato fra il 2015 e il 2016 un aumento del 46% nonostante la totale assenza di Ong impegnate attività di ricerca e soccorso (Sar) nell'area”.
Crisi economiche e politiche. “Le argomentazioni contro le Ong ignorano deliberatamente il peggioramento delle crisi economiche e politiche che colpiscono numerose regioni dell’Africa” dice Lorenzo Pezzani, ricercatore di Goldsmiths.
Violenze. Fra le molte cause, aggiunge Pezzani, “in Libia, i migranti sono vittime di violenza estrema e sono disposti a tentare la traversata con o senza la presenza di attività di ricerca e soccorso”.
Non è una ‘attrazione per i criminali’
Un’altra accusa rivolta alle Ong mette in relazione l’attività di soccorso con “l’aiuto involontario ai criminali”. Il dossier cita in particolare le critiche mosse da Frontex, l'agenzia europea di vigilanza dei confini. L’area di intervento a ridosso delle coste libiche incoraggerebbe l’utilizzo di strategie più rischiose e di imbarcazioni di pessima qualità.
Le condizioni della traversata sono in continuo peggioramento. Fin dal momento in cui la Libia è sprofondata nella guerra civile, specifica il dossier, “i fattori principali all'origine di una maggiore pericolosità delle traversate sono la crescita di un modello di tratta gestito dalle milizie libiche". "Una maggiore presenza di Ong ha significato rischi minori per i migranti” ha affermato Charles Heller di Goldsmiths.
Uso di ‘zattere del mare’. Secondo gli analisti, l’operazione Eunavfor Med dell’Unione Europea di contrasto al traffico di esseri umani pensata per privare le organizzazioni criminali dei mezzi con cui trasportare i migranti si è rivelata un boomerang. Intercettando e distruggendo le barche, ha contribuito alla loro sostituzione con gommoni più piccoli e instabili.
Le responsabilità della Guardia costiera libica. Le strategie dei trafficanti sono state influenzate dai numerosi interventi violenti delle autorità libiche che nei casi più gravi hanno portato al ribaltamento delle barche.
Pezzani: “Le istituzioni affrontino il vuoto”
“Siamo convinti che la narrazione tossica che accusa ingiustamente le Ong sia parte di un tentativo più ampio di criminalizzazione delle iniziative di solidarietà verso i migranti” dice Lorenzo Pezzani di Goldsmiths. “È anche una distrazione conveniente”, aggiunge, “che distoglie l’attenzione dall’incapacità dei governi ad affrontare veri problemi”.
Un’altra accusa rivolta alle Ong mette in relazione l’attività di soccorso con “l’aiuto involontario ai criminali”. Il dossier cita in particolare le critiche mosse da Frontex, l'agenzia europea di vigilanza dei confini. L’area di intervento a ridosso delle coste libiche incoraggerebbe l’utilizzo di strategie più rischiose e di imbarcazioni di pessima qualità.
Le condizioni della traversata sono in continuo peggioramento. Fin dal momento in cui la Libia è sprofondata nella guerra civile, specifica il dossier, “i fattori principali all'origine di una maggiore pericolosità delle traversate sono la crescita di un modello di tratta gestito dalle milizie libiche". "Una maggiore presenza di Ong ha significato rischi minori per i migranti” ha affermato Charles Heller di Goldsmiths.
Uso di ‘zattere del mare’. Secondo gli analisti, l’operazione Eunavfor Med dell’Unione Europea di contrasto al traffico di esseri umani pensata per privare le organizzazioni criminali dei mezzi con cui trasportare i migranti si è rivelata un boomerang. Intercettando e distruggendo le barche, ha contribuito alla loro sostituzione con gommoni più piccoli e instabili.
Le responsabilità della Guardia costiera libica. Le strategie dei trafficanti sono state influenzate dai numerosi interventi violenti delle autorità libiche che nei casi più gravi hanno portato al ribaltamento delle barche.
Pezzani: “Le istituzioni affrontino il vuoto”
“Siamo convinti che la narrazione tossica che accusa ingiustamente le Ong sia parte di un tentativo più ampio di criminalizzazione delle iniziative di solidarietà verso i migranti” dice Lorenzo Pezzani di Goldsmiths. “È anche una distrazione conveniente”, aggiunge, “che distoglie l’attenzione dall’incapacità dei governi ad affrontare veri problemi”.
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