La Repubblica
Il monastero di San Giorgio era stato gravemente danneggiato dagli jihadisti dell'Isis nel 2015. Oggi un gruppo di giovani islamici è accorso in aiuto della comunità cristiana per ricostruire l'antico edificioDue religioni, un solo obiettivo: dimostrare che a Mosul possono convivere tutti, a prescindere dal dio che si prega. Nella città irachena, rimasta ostaggio per circa tre anni dello Stato Islamico, un gruppo di giovani musulmani ha deciso di aiutare la comunità cristiana a sistemare il monastero di San Giorgio che era stato danneggiato dai miliziani dell'Isis nel 2015. Così, insieme, si sono rimboccati le maniche e hanno ripulito parte dei locali interni della struttura liberata quest'anno dalle forze curde e alleate.
La storia è stata documentata dalla pagina Facebook "This is Christian Iraq" che in un post ha spiegato come a spingere i ragazzi alla mobilitazione sia stata la volontà di smentire una falsa voce che circolava in città e che vedeva i musulmani del quartiere Al Arabi, dove sorge l'antico monastero, protagonisti di angherie e vessazioni nei confronti di una famiglia cristiana. "Questo gesto è la prova che Mosul è nostra e vostra - si legge nella pagina Facebook - è il segno che le nostre differenze sono la nostra forza".
Il monastero, costruito nel X secolo, appartiene all'Ordine antoniano di sant'Ormista dei caldei. Dopo la sua conquista, i miliziani decisero di usarono come prigione. Nel dicembre 2015, vi portarono almeno 150 prigionieri, compresi alcuni capi tribù sunniti che si erano opposti alla presenza dello Stato Islamico, ed ex membri degli apparati di sicurezza iracheni, detenuti in precedenza nella prigione di Badush.
Tra gli scatti diffusi su Facebook ce n'è uno che immortala due giovani mentre ergono, sul tetto dello stabile, un grande crocifisso. Lo stesso che nel marzo di due prima gli jihadisti avevano buttato giù, non paghi di aver devastato già la facciata della struttura, rinomata per la sua configurazione architettonica in cui mattoni e aperture sono disposti per disegnare una grande croce.
Sorte, quella della devastazione e del saccheggio, condivisa anche da altre chiese irachene, soprattutto quelle dei territori finiti sotto il controllo dello Stato Islamico. Un esempio tra tutti è Qaraqosh, città da sempre punto di riferimento dei cristiani iracheni, liberata a ottobre 2016. Dove quest'anno, per la prima volta dal 2014, i cristiani hanno potuto nuovamente celebrare il Natale e la Pasqua.
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