Quattordici sauditi rischiano l'esecuzione al termine di un processo "gravemente irregolare". Lo denuncia Amnesty International secondo cui l'esecuzione dei 14 prigionieri mediante decapitazione potrebbe essere "imminente".
A metà luglio la Corte suprema della monarchia ha confermato le 14 condanne a morte emesse il primo giugno 2016 dalla Corte penale speciale della capitale Riad per presunti reati collegati a proteste. L'esecuzione potrebbe essere "imminente", sottolinea l'organizzazione, perché manca solo la ratifica del re Salman.
I 14 prigionieri sono stati condannati a morte, al termine di un "processo gravemente irregolare e basato su 'confessioni' estorte con la tortura", per una serie di reati tra cui ''rivolta armata contro il re'', ''attacco con le armi a personale e veicoli della sicurezza'', ''preparazione e uso di bombe Molotov'', ''furto e rapina a mano armata'' e ''incitamento al caos e partecipazione a disordini'', come riporta Amnesty.
Secondo l'organizzazione dall'inizio del 2017, in Arabia Saudita sono state eseguite 66 condanne a morte, 26 delle quali solo nel mese di luglio. Il 20 luglio la Corte suprema ha ricevuto dalla Corte penale speciale gli atti relativi ad altre 15 condanne a morte inflitte il 6 dicembre 2016 per presunto spionaggio in favore dell'Iran.
In attesa dell'esecuzione si trovano almeno 34 appartenenti alla minoranza sciita (che rappresenta circa il 10-15% della popolazione), condannati per attività considerate minacciose nei confronti della sicurezza nazionale.
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