Mentre l'attenzione generale si concentra sulla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale, nel cuore dell'Europa c'è una situazione che è vista con grande preoccupazione dalle organizzazioni per i diritti umani e anche dalla Corte europea.
Dal 2016, in violazione del diritto internazionale dei rifugiati e della legislazione europea, la Polonia sta bloccando l'ingresso alla maggior parte dei richiedenti asilo provenienti dalla Bielorussia. Li ferma sui treni alla frontiera Brest-Terespol e li costringe, nella stessa giornata, a intraprendere il percorso inverso.
In Bielorussia manca un sistema d'asilo funzionante ed è elevato il rischio che richiedenti asilo provenienti dalla Cecenia o da paesi asiatici possano essere rimandati nei luoghi di partenza, dove potrebbero subire torture.
Nel giugno di quest'anno la Corte europea dei diritti umani ha adottato un "provvedimento ad interim" riguardante sei richiedenti asilo provenienti dalla Cecenia: non avrebbero dovuto essere rimandati in Bielorussia fino a quando la corte non avesse esaminato a fondo la vicenda e le autorità polacche avrebbero dovuto esaminare la loro richiesta d'asilo.
Le autorità di frontiera polacche hanno rifiutato di rispettare il provvedimento e hanno respinto le sei persone. Uno dei sei richiedenti asilo respinti ha fatto ricorso alla Corte europea chiedendo questa volta un provvedimento definitivo contro il respingimento in Bielorussia, paese dove si trova tuttora e da cui rischia di essere rimandato in Russia da un giorno all'altro.
Riccardo Noury
Riccardo Noury
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