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sabato 19 agosto 2017

Generazione identitaria, i razzisti delle cause perse

Famiglia Cristiana
di Andrea Palladino e Andrea Tornago
Generazione identitaria, l'organizzazione dell'estrema destra europea in navigazione nel Mediterraneo, si sente in missione per l'Europa contro le Ong che salvano vite umane. In questo sporco lavoro di rifiuto dei migranti, millanta di avere l'appoggio della Guardia costiera libica. Che però, in realtà, nel ponte di Ferragosto ha invitato la C-Star ad abbandonare le acque territoriali della Libia. E la nave "nera" degli xenofobi se n'è andata...

Si sentono in missione per conto dell'Europa. Tallonano giorno e notte le navi impegnate nei salvataggi in mare, intimando loro – senza nessuna autorità – di allontanarsi dalla Sar zone, l'area di ricerca e salvataggio. E ora si offrono in aiuto alla peggior guardia costiera del Mediterraneo, quella libica, accusata dalla stessa ONU di accordi con i trafficanti di uomini.

Generazione identitaria, l'organizzazione dell'estrema destra europea in navigazione nel Mediterraneo, è in piena azione. Sventolano, con una certa esultanza, l'alleanza con la Libia (immaginiamo quella di al-Sarraj), raccontata così sul profilo Facebook ufficiale: «Oggi pomeriggio, mentre sorvegliavamo da ore la Golfo Azzurro, nave della ONG Open Arms, siamo entrati in contatto con una pattuglia della guardia costiera libica. Il suo capitano conosceva la nostra azione e l'ha appoggiata, abbiamo dunque collaborato. La pattuglia ha dato ordine alla Golfo Azzurro di abbandonare la zona il prima possibile: 'partite e non fate più ritorno'. Ora stiamo seguendo la Golfo Azzurro per assicurarci che obbedisca all'ordine che le è stato impartito». 

Insomma, si sentono abili e arruolati e annunciano: «Con la marina libica noi...». Missione compiuta? Forse le cose non stanno proprio così.

Ponte di Ferragosto, in pieno mar mediterraneo. La nave di Generazione identitaria vaga alla ricerca dell'obiettivo. Due le unità delle Ong rimaste in zona SAR, sulla rotta della C Star, per continuare a salvare vite umane, la Golfo Azzurro, di Open arms, e la Aquarius, di Sos Meditarranèe, che entrano nel mirino della C Star. I tracciati lasciati sulle carte nautiche appaiono come serpentine, con il vascello della destra europea che segue, affianca, fa pressione.

Sull'orizzonte appaiono le motovedette della Guarda costiera libica, anche lei alla caccia di Ong da allontanare, forte dell'appoggio – non solo politico – del Governo italiano. Sui loro radar appare anche il battello, vecchiotto e un po' malandato della C Star, arrivato da Gibuti, pieno di ragazzotti in camicia azzurra, con la bandiera della Mongolia accanto al vessillo “Defend Europe”.

- C Star, qui è la Guardia Costiera libica, mi sentite? Gracchia la radio sui canali aperti delle comunicazioni in mare.

- Guardia Costiera libica, qui è la C Star, vi sentiamo forte e chiaro! Rispondono, con un tono che trasuda entusiasmo.

Finalmente i libici, finalmente il rendez-vous tanto atteso.

- Grazie per la vostra collaborazione, siamo pronti a seguire i vostri ordini, e se volete potete offrirci un canale dove potremo riportare tutto dell'azione delle Ong, aggiungono subito dopo, per far capire che loro le organizzazioni non governative non le sopportano proprio.

La risposta libica arriva immediata:

- Grazie, ho capito qual è il vostro lavoro, stiamo affrontando gli stessi problemi, anche se...

e qui si sente una risata appena trattenuta...

- anche voi non potete stare qui nelle nostre acque. Io sto seguendo gli ordini delle autorità libiche.

Seguono i saluti di rito, la C Star si allontana. Insomma uno scenario ben differente da quello raccontato sui social della rete dell'estrema destra europea.

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